Prof.ssa Santerini: “Le radici dell’antisemitismo passato e presente”

Sui motivi della recente recrudescenza antisemita e sulle radici dell'antisemitismo nella storia, Interris.it ha intervistato la professoressa Milena Santerini, Vice Presidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano

Campo di concentramento nazista di Auschwitz / foto Daniele Buffa/Image

Antisemitismo in crescita in tutta Europa dopo gli attacchi del 7 ottobre di Hamas in territorio israeliano e la controffensiva di Israele nella Striscia di Gaza. “La storia ci insegna che quando si risveglia la questione israelo-palestinese si verificano rigurgiti di antisemitismo. È ciò che sta accadendo in Europa e in Italia” ha commentato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in audizione in Commissione straordinaria, per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza.

Antisemitismo in aumento in Italia: le cifre

“Dal 7 ottobre – ha aggiunto il ministro – in Italia si è registrato un netto incremento di episodi di antisemitismo, 135 su tutto il territorio nazionale fino al 31 dicembre: scritte sui muri, striscioni anti-Israele, cori durante i cortei, danneggiamenti, imbrattamenti, insulti. Sono state deferite all’autorità giudiziaria 42 persone ritenute presunte responsabili di questi episodi”. Il ministro ha aggiunto che la Polizia Postale ha raccolto circa 100 segnalazioni riguardanti fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio”.

Il memoriale della Shoah di Milano

Sui motivi della recrudescenza antisemita e sulle radici dell’antisemitismo, Interis.it ha intervistato la professoressa Milena Santerini, Ordinario di Pedagogia generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Coordinatrice Nazionale per la lotta contro l’antisemitismo dal 2020 al 2022 e attuale Vice Presidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano. Il memoriale della Shoah è un’area museale di Milano dedicata al ricordo delle vittime dell’olocausto in Italia ubicata sotto la stazione centrale. Dal “binario 21” migliaia di ebrei, partigiani e deportati politici vennero caricati su vagoni bestiame diretti ai campi di Auschwitz–Birkenau, Mauthausen, Bergen-Belsen, Ravensbrück, Flossenbürg, Fossoli e Bolzano.

La professoressa Milena Santerini. Foto: Ispi

L’intervista alla prof.ssa Santerini

Dopo il 7 ottobre l’antisemitismo è fortemente aumentato in molti Paesi, Italia compresa. Come spiega questo fenomeno?

“L’antisemitismo è un fenomeno molto antico ma assume forme diverse, delle metamorfosi vere e proprie. Esso esplode nei momenti di crisi, quando la società è più debole perché è esposta a paura, a conflitti. E’ allora che riemerge il desiderio di trovare un capro espiatorio ai mali sociali e attribuire responsabilità e colpe a un fantomatico nemico”.

“Ogni tempo ha il suo antisemitismo”: si legge nel libro “L’antisemitismo e le sue metamorfosi. Distorsione della Shoah, odio online e complottismi” (Ed. Giuntina, luglio 2023) da lei curato. Qual è la radice di questo odio nei secoli?

“Le radici in realtà sono molteplici. L’antisemitismo è una delle tante forme di odio che esistono nel mondo: c’è anche il razzismo o l’odio contro i rom ad esempio. L’antisemitismo ha però una specificità: nei secoli ha assunto delle caratteristiche di ‘demonizzazione’ dell’ebreo non perché considerato inferiore, ma perché è diventato simbolicamente l’altro, il ‘simile-dissimile’, vale a dire colui che è simile a me (che vive nella mia stessa società) ma è diverso da me. Le radici dell’antisemitismo sono dunque molteplici e sono sia di tipo culturale e religioso (come fu l’antigiudaismo di matrice cristiana) sia politico-economico (l’avversario che è o troppo ricco o troppo povero) sia di tipo cospiratorio: un fantomatico nemico su cui scaricare le tensioni sociali nei momenti di crisi. Potremmo riassumere dicendo che ogni tempo ha il suo antisemitismo perché prende le vesti dell’inquietudine sociale che si vive in quel determinato periodo storico”.

E’ cambiato l’antisemitismo nel nuovo millennio con l’avvento di internet?

“Sì, certamente. La visione prettamente complottista (per cui gli ebrei sarebbero il gruppo che vogliono complottare per dominare nell’ombra il mondo) ha trovato il suo habitat naturale su internet. E’ un odio che si propaga specificatamente attraverso i social media che – per loro natura – devono attirare l’attenzione e l’engagement attraverso il numero di click. Per sopravvivere hanno dunque bisogno di far suscitare sentimenti forti, di indignazione, di rabbia, di insulti. L’antisemitismo è cambiato rispetto al passato per causa di questo meccanismo che sostanzialmente sostiene e amplifica l’odio in rete. Non a caso, almeno fino al 7 ottobre, due terzi degli atti di antisemitismo erano online”.

Campo di concentramento nazista di Auschwitz / foto Daniele Buffa/Image

Ha notato un ulteriore cambio dopo il 7 ottobre?

“Dopo il 7 ottobre c’è stato un aumento enorme di casi di antisemitismo: è triplicato in Italia e anche decuplicato in altre Nazioni. Questo perché, da quando è iniziato il conflitto tra Israele e Hamas, molti di coloro che attaccano Israele, non si limitano ad una critica o a una condanna di tipo politico. Ma la loro è una critica che maschera un atteggiamento più profondo”.

In che senso è una critica che maschera altro?

“Il conflitto Israele-Palestina ha fatto riemergere in alcuni (ma non in tutti, sia ben chiaro) un sentimento antisemita che viene in qualche modo confermato dagli eventi scaturiti dopo il 7 ottobre. Come dire: ‘Ecco, finalmente gli ebrei non sono più solo delle vittime, ma sono  anche colpevoli, come pensavamo già’. Quindi, il conflitto ha innescato in alcuni la conferma di un pregiudizio. Il problema non è dunque criticare Israele, cosa che è legittimo fare. Ma a volte il puntare il dito contro l’azione di Israele maschera in realtà un odio più profondo che non è nato il 7 ottobre, perché viene da lontano, ma che viene espresso apertamente solo ora”.

Quali passi compiere ora?

“È molto importante il dialogo ebraico-cristiano che deve continuare e, anzi, aumentare, intensificarsi. Esso già in passato è stato importantissimo perché ha modificato quelle radici di odio che potevano scaturire anche in ambito teologico. E, soprattutto, perché ha costruito un’amicizia duratura che deve in qualche modo intensificarsi, ampliarsi e diffondersi ancora di più. La Chiesa nel corso degli anni ha voluto riaffermare l’importanza di questo dialogo. Concludo con un pensiero del card. Carlo Maria Martini che diceva che ci sono tante forme di dialogo: la preghiera, il dialogo teologico, ma anche le iniziative comuni. Ecco, in questo momento penso che sia fondamentale concretizzare questo: continuare a camminare insieme con gesti concreti di comunione”.