Così non andiamo a comandare

Scrivi un articolo su una storia di sofferenza, fame, povertà… e lo guardano in pochi; metti un post sugli animali e viene già una miriade di commenti, considerazioni, relazioni, conditi ovviamente da sottili (se va bene) insulti e allusioni. Scrivi del degrado, inviti alla responsabilità e vieni tacciato di fare il gioco di questo o di quello schieramento politico. Il web è così: ci scandalizziamo per le notizie dove si vedono bambini morti ma se non metti nome e cognome nel titolo le visualizzazioni restano inchiodate al momento della pubblicazione. Mi chiedo: ma che razza di società ipocrita è questa? Dove, numeri alla mano, interessa esattamente ciò che ufficialmente si ”rifiuta”, dove un centimetro di pelle scoperta vale più di un’intera persona che soffre, dove un cane conta più di un anziano?

Non è questione di essere moralisti, ma questo è con tutta evidenza uno dei tanti guasti provocati dal relativismo. L’ipocrisia di questa società fa paura. Predicare bene e razzolare male è diventata la regola. Si parla senza documentarsi, e soprattutto senza fare una classifica di valori, di importanza. Una volta c’erano i mass media per questo, poi l’intera categoria è affogata nell’approssimazione e – talvolta – nella mera mercificazione della notizia. Ora siamo all’estremo opposto. Noi per parte nostra proseguiremo nella battaglia di rimettere le cose al proprio posto, i valori prima del gossip. Ma è un viaggio controcorrente.

Animali? Per carità, argomento di interesse. Ma la disoccupazione lo è di più, i posti di lavoro per i giovani, l’economia, la mobilità, la sanità lo sono di più. E invece su quegli argomenti, quando va bene ci si divide in fazioni, pronte a condannare o ad assolvere senza farci sopra un ragionamento. Passano come nulla decisioni governative che avrebbero bisogno di essere sviscerate, analizzate, sezionate anche e soprattutto dalla scoietà civile.

Alzare il livello della discussione è imprescindibile, perché stiamo andando velocemente verso il basso, tracimando sui social. Troppo. Non è vero che basta un selfie mosso per andare a comandare…