Apelviken: gli amanti del mare che lottano contro l’inquinamento

L'intervista di Interris.it a Federico Berti, uno dei fondatori dell'associazione Apelviken - for the oceans lover

La limpidezza dei mari italiani può trarre in inganno: non è il fondale chiaro a determinare quanto siano pulite le acque che lambiscono le coste della nostra penisola. Nel suo ultimo rapporto “Dossier Coste, il profilo fragile dell’Italia“, lanciato in occasione della giornata mondiale degli oceani, il Wwf spiega che il “51% dei paesaggi costieri italiani (circa 3.300 km) sono stati trasformati e degradati da case, alberghi, palazzi, porti e industrie. Appena 1.860 km (il 23%) di tratti lineari di costa più lunghi di 5 km nel nostro Paese, isole comprese, possono essere considerati con un buon grado di naturalità. Installazioni industriali, espansione urbana e strutture turistiche, deforestazione e rasatura delle dune costiere hanno alterato quasi interamente il profilo del nostro litorale” denuncia l’associazione ambientalista. Entrando in acqua, purtroppo, la situazione non migliora: cambiamenti climatici, inquinamento da plastica, reti e lenze “fantasma”, specie aliene che minacciano gli ecosistemi e la pesca eccessiva stanno mettendo a dura prova i mari di tutto il mondo non solo quelli italiani.

Quando la cura dell’ambiente parte dal volontariato

Schierati nella lotta contro l’inquinamento marino, al fianco delle grandi ong, troviamo associazioni che sono nate spontaneamente grazie all’amore per il mare – e gli oceani – di molti giovani che hanno deciso di rimboccarsi le maniche e compiere quello che può sembrare, ma solo in apparenza, un piccolo gesto e provare così a dar vita a un movimento che sia in grado di contagiare quante più persone possibili e invertire la rotta. “Apelviken – for the ocean lovers” è un’associazione del territorio marchigiano che racchiude questi aspetti. Interris.it ha intervistato uno dei fondatori, Federico Berti, che si impegna affinché, in futuro, i mari non diventino più ricchi di plastica che di pesci.

L’intervista

Federico, il nome dell’associazione è particolare… da dove arriva?

“Apelviken è il nome di una baia di surfisti sulla costa ovest della Svezia. Un luogo che mi è sempre rimasto impresso da quando, nel 2002, ci ho trascorso sei mesi per un viaggio studio”.

Come nasce l’idea di dare vita a un’associazione che promuove campagne per la pulizia dei litorali?

“Mi affascina la natura incontaminata. Da sempre ho raccolto vecchie bottiglie, flaconi, tappi e lattine dalla spiaggia su cui si affaccia la mia casa, ho sempre pensato che fosse un po’ mia. Un piccolo gesto che mi fa sentire bene. Per questo con due amici abbiamo deciso di fondare Apelviken”.

Quali sono gli obiettivi che vi hanno spinto a farlo?

“La mission dell’associazione è quella di sensibilizzare quante più persone possibili a dare la ‘giusta strada’ alle cose che non usiamo più, insomma ai rifiuti. Conoscere i diversi tipi di plastica e aver studiato cosa comporta lasciarli indiscriminati nell’ambiente dovrebbe essere per tutti un campanello d’allarme che non possiamo ignorare. Il nostro obiettivo è quello di espanderci sempre di più, facendo rete con altre associazioni del territorio nazionale. Il nostro sogno è quello di riuscire a organizzare delle campagne di pulizia di spiagge anche all’estero, soprattutto nel sud est asiatico dove la situazione è davvero drammatica: ci sono isole di svariati chilometri quadrati che galleggiano in acqua trasportate dalle correnti oceaniche”.

Quali sono le cose più strane che avete trovato durante la vostra opera di pulizia delle spiagge?

“Mascherine, mozziconi di sigarette… ma anche packaging anni 60 di detersivi e saponi che come fantasmi hanno navigato fino ad oggi nei nostri mari. Penso che tutti abbiamo avuto modo di fare una passeggiata in spiaggia dopo una mareggiata e stupirci della quantità di cose ‘strane’ che il mare ci restituisce. Da qui, nasce anche il progetto di un amico e collega che ha fondato ‘Archeoplastica‘, un museo di rifiuti che vengono dal mare”.

Come si sostiene l’associazione? 

“Grazie alla vendita di piccoli accessori, come braccialetti o collane, fatti in maniera del tutto artigianale. Utilizziamo materiali di altissima qualità come minuterie in acciaio inox ai quali si aggiungono materiali di recupero: le boe, i flaconi dei detersivi o il legname recuperato dalla pulizia delle spiagge, dopo essere stati opportunamente sanificati, vengono lavorati con delle frese speciali e prendono la forma di palline, che poi comporranno i nostri accessori. L’idea di fondo è che durino il più a lungo possibile e non si trasformino in rifiuti. Per chi vuole siamo su Instagram, la nostra pagina si chiama Apelviken: seguiteci e rimanete informati sulle nostre attività”.