Trump conferma: “Al-Baghdadi è morto”

Trriva la conferma presidenziale sulla morte di Abou Bakr al-Baghdadi, numero uno daesh e al primo posto nella lista dei terroristi nel mirino delle Forze speciali americane: “Abbiamo scoperto dove si trovava al-Baghdadi più o meno nello stesso periodo in cui abbiamo deciso di ritirare i soldati dalla Siria – ha detto Donald Trump -. Era un uomo malato e depravato, violento ed è morto come un codardo, come un cane, correndo e piangendo”. Il presidente americano ha confermato le voci che parlavano di un suicidio, effettuato per sfuggire alla cattura: “Al Baghdadi si è fatto saltare in aria e ha ucciso tre dei suoi figli che erano con lui. I risultati dei test del Dna hanno confermato che il corpo è il suo”. Il Tycoon ha parlato anche delle due mogli che erano con lui: “Entrambe indossavano giubbotti esplosivi, non li hanno fatti esplodere ma sono comunque morte. Ora il mondo è un posto più sicuro”.

Le indiscrezioni

Era tornata a rimbalzare, stavolta con qualche fondatezza in più, la notizia dell'uccisione di Abou Bakr al-Baghdadi, capo del sedicente Stato islamico e terrorista numero uno sulla lista nera delle Forze speciali americane. O meglio della sua morte, visto che il leader daesh pare si sia fatto esplodere nel corso di un'operazione militare condotta dalle forze armate statunitensi nei suoi confronti, per evitare di essere catturato. Sulle modalità e sui dettagli, però, c'è ancora riservatezza. Hanno parlato immediatamente di”un obiettivo di alto profilo dell'Isis” i media americani  (Fox News e Newsweek in testa) con il presidente Donald Trump che aveva parlato di “un annuncio importante” in relazione a “qualcosa di enorme” appena accaduto. Toni forse diversi rispetto a quando, nel 2011, arrivò l'annuncio della morte di Osama bin Laden ma, allo stesso modo, indiscrezioni prese inizialmente con le molle in attesa di dichiarazioni ufficiali visto che, già in passato, su al-Baghdadi si erano rincorse voci di una possibile uccisione.

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Il blitz

Un blitz organizzato in tempi stretti: le forze speciali americane avrebbero individuato il bunker in Siria dove l'autoproclamato califfo aveva uno dei suoi rifugi, organizzando un raid lampo contro il sito e ingaggiando un breve scontro a fuoco con le forze jihadiste che lo difendevano. Messo alle strette, il leader daesh si sarebbe fatto esplodere, mentre alcuni familiari che si trovavano con lui (si parla di due mogli) sarebbero rimasti uccisi nel conflitto a fuoco. Che fosse davvero al-Baghdadi non era ancora certo ma, in relazione all'attacco, Reuters parlava di un'approvazione arrivata una settimana fa. Qualche sorpresa sul luogo del raid, visto che finora si era ritenuto che il deserto al confine siro-iracheno fosse il luogo in cui il jihadista avesse riparato: al-Baghdadi, invece, pare fosse riuscito a ripiegare nella zona di Idlib, in mano a un ex compagno d'armi e fra i leader di Al Qaeda.

Conseguenze (possibili)

L'eliminazione del capo di daesh, obiettivo principale delle Forze speciali americane, rappresenta certamente un grosso incentivo alla ricandidatura del presidente Trump alla Casa Bianca, un po' come accadde per Barack Obama dopo il blitz di Abbottabad che eliminò il massimo leader di Al Qaeda. Un risultato che permetterebbe, forse, di mitigare le reazioni contro l'abbandono dei curdi e il ripiego dell'Us army in Siria, oltre che mettere un freno alle voci che parlavano di una possibile riorganizzazione dell'Isis proprio in seguito al ritiro degli americani. Tutto da confermare, tutto da vedere.