SCANDALO EXPO: L’EX SUBCOMMISSARIO ACERBO PATTEGGIA 3 ANNI

Antonio Acerbo, l’ex subcommissario di Expo, arrestato lo scorso ottobre per corruzione e turbativa d’asta, ha patteggiato una pena di tre anni con un risarcimento di 100 mila euro a favore della società e inoltre, il gup di Milano che ha accolto la richiesta, ha anche revocato la misura di arresti domiciliari. Sono state accolte anche le richieste di patteggiamento di Giandomenico Maltauro, consulente dell’omonima società, condannato a due anni e sei mesi con un risarcimento da 50 mila euro da pagare a Expo 2015, e quello di Andrea Castellotti, dirigente della Tagliabue SpA, che dovrà scontare due anni con pena sospesa e 30 mila euro di risarcimento.

Acerbo era anche responsabile del Padiglione Italia e imputato in qualità di ex commissario delegato per le opere, in quanto avrebbe favorito la vittoria nel mese di luglio 2013 la gara d’appalto sulle Vie d’Acqua sud – del valore di 42,5 milioni di euro – ad un’associazione temporanea di imprese capeggiata dalla Maltauro, ma della quale faceva parte anche la Tagliabue.

In cambio il figlio, Livio Acerbo, avrebbe ottenuto una consulenza da 36 mila euro dalla Maltauro più la promessa di altri 150 mila euro attraverso un altro contratto. Le indagini della Guardia di Finanza avrebbero portato alla luce che circa sette mesi prima della gara di appalto, nell’agosto del 2012, Acerbo avrebbe passato a Maltauro e Castellotti una chiavetta usb con dentro “gli atti progettuali e riservati” riguardanti l’appalto.

Inoltre Acerbo è anche indagato, sempre per turbativa d’asta, nell’indagine della Procura di Firenze sulle grandi opere, per le quali sono finiti in manette anche il progettista Stefano Perotti e l’ex manager del ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza.