50 sfumature di precariato

fioroniLa “buona scuola” rappresenta un passo in avanti per il tema educativo italiano. Il settore è stato posto dal presidente del Consiglio al centro dello sviluppo del Paese, della crescita economica e occupazionale dell’Italia. Questo è un dato che si registra per la prima volta dopo tanti anni. Il governo ha investito alcuni miliardi di euro su questa riforma, che compie una fase B nell’attuazione della legge sull’autonomia scolastica consentendo di poter sperimentare la propria autonomia, confidando in un equilibrio di responsabilità tra i compiti del preside, del Consiglio dei docenti e del Consiglio d’istituto.

Come sempre l’autonomia richiede la presenza di docenti e dirigenti all’altezza della sfida che hanno di fronte, e quindi si fonda sulla capacità di saper attuare a pieno un lavoro di cui la legge appena approvata rappresenta solo il chilometro zero. C’è un grande investimento per la riduzione del precariato con 100.000 assunzioni, un’attenzione al rapporto scuola-lavoro, c’è un rilancio della valutazione.

Ma non tutto è definito e “chiuso”, anzi. E’ una legge che contiene molte deleghe all’esecutivo – nove, per la precisione – e che avrà necessità di molti decreti legislativi e di norme di attuazione. Proprio perché da una spinta in avanti con grande incisività e rapidità, presenta anche degli elementi che potranno portare difficoltà nel momento dell’operatività, Credo che la saggezza del governo debba essere rappresentata dalla capacità di saper recepire, proprio nella fase di attuazione, i suggerimenti sulle eventuali criticità, per poter correggere ciò che non va. Sarebbe un errore arroccarsi nell’esercizio della delega.

Questa legge tra Camera e Senato ha subito modifiche rilevanti. Ma mio avviso necessità di alcuni ulteriori adeguamenti, essenzialmente sul rapporto con il personale precario e quelle che definisco le 50 sfumature di precariato che esistono. Esistono preoccupazioni per chi da anni lavora nel mondo della scuola e aspetta una risposta di tipo complessivo, in termini di tranquillità e sicurezza. Rispetto ai precari, o rispetto ai compiti del dirigente scolastico o alla valutazione.

Per quanto riguarda il voto parlamentare, credo che se c’è un ministro che deve stare al di fuori dell’agone politico sia quello dell’istruzione, perché non esiste una scuola di destra o di sinistra; essa è il futuro dell’Italia e dei nostri figli. Possono esserci dibattiti accesi nel merito, ma non può essere mai messa al centro di una battaglia politica col retropensiero di renderla un campo di acquisizione di consenso. Rispetto i colleghi che hanno votato in qualunque modo lo abbiano fatto, ma credo che esistano mille modi per potersi fronteggiare senza far diventare l’insegnamento il terreno dove piantare bandierine ideologiche che si contrappongono. Lo dico a tutti: al governo, alla maggioranza, all’opposizione, alla minoranza dentro la maggioranza.

Mi sono interrogato a lungo – avendo partecipato in maniera critica alla formazione di questa legge – se alla fine votare o non votare. Poi ho ritenuto, proprio per la convinzione che la scuola sia un patrimonio indisponibile, che solo con la partecipazione si costruisce un futuro. Ho votato perché credo sia l’inizio di un percorso, che può e deve essere ancora condiviso e modificato. Le riforme della scuola non si fanno “sulla” scuola ma “con” la scuola. Ora la legge è stata approvata, ma va ancora attuata.

Un’ultima considerazione. Concordo su ogni ipotesi di lotta al razzismo, alla discriminazione di religione, etnia, orientamento sessuale; credo però che bisogna vigilare affinché la lotta alla discriminazione non diventi la promanazione di una cultura gender. Credo che il Parlamento prima di decidere di votare su temi che all’interno stesso della famiglia provocano dibattito con opinioni diverse, debba consentire l’indizione di un referendum dove il popolo italiano sia chiamato a dire in maniera chiara se ritiene che ai nostri bambini delle scuole elementari noi dobbiamo spiegargli che la natura ci fa uomo e donna ma l’imprinting ci può far diventare qualcosa di diverso. Su questo la vigilanza deve essere totale.