SCALA, TRIBUTATI ALLA TURANDOT 11 MINUTI DI APPLAUSI

Il pubblico della Scala ha tributato undici minuti di applausi alla Turandot rappresentata ieri sera nel famoso teatro milanese e legata alla ‘prima’ di Expo. L’opera di Puccini è stata diretta da Riccardo Chailly, alla sua prima opera da direttore principale del teatro. La regia è del tedesco Nikolaus Lehnhoff, già abituato a cavalcare palchi quali la Deutcher Oper di Berlino e il Metropolitan di New York. Si è trattato della prima Turandot – opera incompiuta – messa in scena alla Scala di Milano con il finale scritto da Luciano Berio al posto di quello più noto di Franco Alfano.

“Stiamo ancora vibrando. È stata una bellissima serata”. Così ha commentato il direttore d’orchestra Chailly ai giornalisti al termine del capolavoro pucciniano conclusosi con un grande successo di pubblico e gli applausi del Premier Renzi dal Palco Reale. Un vero trionfo per il soprano Maria Agresta (Liù), per il tenore Aleksandrs Antonenko (Calaf) e per Nina Stemme, nel ruolo della bella Turandot. La messinscena ha affascinato fin dall’inizio: grandi pareti rosse sormontate da balconi sui lati e una lunga passerella superiore percorsa da dignitari di corte. Sotto, il popolo di Pechino. I colori sono cupi – rosso scuro, nero e blu – a rimarcare il senso di claustrofobia che incombe sulla reggia, dominata dalla gelida principessa che sottopone i pretendenti a enigmi impossibili da risolvere, pena la morte.

Molto apprezzato il finale di Berio in cui viene rappresentata la trasformazione di Turandot, da principessa spietata a donna vinta dall’amore, attraverso la spogliazione dalla corazza che la riveste da parte di Calaf che, alla fine, la lascia indifesa e aperta al sentimento d’amore che sta crescendo in lei. L’opera finisce nella luce, ma senza trionfalismi, esaltando il legame fra amore e morte che era senz’altro nelle corde di Puccini. Giù il sipario, la moderna Turandot è già leggenda. Lo spettacolo, intanto, prosegue all’Expo.