Supercoppa in Arabia Saudita: il dissenso dei giornalisti

Il calcio è uno dei settori che più velocemente assorbe i paradigmi della globalizzazione. Non stupisce allora che la Lega Calcio decida di organizzare la finale di Supercoppa Italiana, che si disputa tra la squadra detentrice della Coppa Italia e quella detentrice del titolo di campione d'Italia, fuori dai confini nazionali. E' successo diverse volte dal 1994 ad oggi. La scelta della sede della prossima Supercoppa suscita, tuttavia, un vespaio di polemiche. L'incontro in programma il 16 gennaio tra Juventus e Milan (che non ha vinto la Coppa Italia, ma è stato finalista contro i bianconeri di Torino) si disputera a Gedda, in Arabia Saudita. Il calcio d'inizio, ora italiana, è fissato per le 18.30 nel contesto del “King Abdullah Sports City Stadium” e sarà trasmesso da Rai1. Contrariati proprio alcuni giornalisti del servizio pubblico. L'Usigrai (Unione sindacale giornalisti rai) ha rilasciato un comunicato per stigmatizzare la scelta.

“Per la Lega Calcio i soldi contano più dei diritti civili. Avevamo chiesto di fermarsi, di non andare a giocare in Arabia Saudita. Ma niente. I milioni di euro messi sul piatto dal regime saudita hanno convinto il calcio italiano a girarsi dall'altra parte. A ignorare le notizie sul brutale assassinio del giornalista Jamal Khashoggi che chiamano in causa il principe ereditario saudita, che molto probabilmente sarà anche presente allo stadio per assistere alla partita. Ecco come il calcio italiano onora la Dichiarazione universale dei diritti umani alla vigilia del suo 70esimo anniversario”. È la denuncia dell'Esecutivo Usigrai dopo la decisione della Lega Calcio di ignorare l'appello dei giornalisti del servizio pubblico. “A questo punto – incalza l'Usigrai – chiediamo un incontro urgente ai vertici della Rai, titolare dei diritti. Ricordiamo che il Contratto di Servizio impegna noi tutti alla diffusione dei valori del rispetto della dignità umana e della nostra Costituzione”.