Stefano Pioli lascia la Fiorentina

Si chiude in modo brusco e, per certi versi, insapettato l'avventura di Stefano Pioli sulla panchina della Fiorentina, dopo nemmeno due anni vissuti però più intensamente di quanto si possa immaginare. Il tecnico parmense ha lasciato il campo d'allenamento già prima di dirigere la seduta odierna, rassegnando le sue dimissioni e costringendo la società a lasciare tutto (per il momento) nelle mani del tecnico della Primavera Emiliano Bigica. Probabilmente decisiva, nell'economia della sua decisione, la sconfitta subita dalla Viola contro il Frosinone che ha di fatto smorzato (a meno di incredibili stravolgimenti) le residue ambizioni europee dei fiorentini. Al termine della stagione mancano ancora sette gare e la Fiorentina deve ancora disputare la finale di ritorno contro l'Atalanta (3-3 all'andata) ma la sensazione è che la decisione Pioli la stesse maturando già da diverso tempo.

La frattura

Lasciando il centro sportivo, Pioli è stato intercettato da alcuni cronisti, ai quali è apparso visibilmente rattristato rimandando a tempo debito (indicato con un “fra poco”) le spiegazioni circa la scelta di dimettersi. Frattura insanabile, secondo le prime indiscrezioni, il comunicato diramato dalla società viola a seguito della sconfitta interna con i ciociari, nel quale la dirigenza invitava tutto lo staff a “gestire e affrontare questo momento con la competenza e la serietà dimostrate nella prima parte del campionato”, richiedendo “massimo e impegno” e lasciando sottintendere che, negli ultimi tempi, questa parte sia un po' mancata. Una versione che a Pioli non sembra essere andata giù, tanto da spingerlo a chiudere anzitempo la sua esperienza a Firenze.

La gestione

In attesa delle spiegazioni ufficiali, la principale eredità lasciata da Pioli riguarda una squadra che, da una stagione e mezza, si è segnalata per una forte discontinuità di rendimento, alternando prestazioni eccezionali ad altre meno brillanti, dando la sensazione di un collettivo dal grande potenziale tuttavia mai rispettato a pieno. Di sicuro, nella memoria collettiva dei tifosi viola legata alla sua gestione resterà il clamoroso 7-1 con la Roma ma anche il dramma della scomparsa del capitano Davide Astori, evento drammatico che ha avuto una pesante ripercussione emotiva sul gruppo il quale, però, ha saputo ricompattarsi pur senza riuscire a raggiungere la qualificazione alle coppe europee. Obiettivo prefissato per questa stagione, e medesima ragione che ha portato all'acquisto di Luis Muriel a gennaio. Un colpo rivelatosi non sufficiente per restare aggrappati al treno dell'Europa.