Seconde squadre, la riforma che divide

Se c’è una cosa che in Italia funziona benissimo è la contraddizione, la certezza di oggi è il vuoto onirico del domani. Succede, magari un po’ troppo spesso, nel mondo politico dove si usa un linguaggio che serve come specchietto per le allodole prima di rimangiarsi il tutto. Nel calcio grosse contraddizioni non erano mai nate, figuriamoci a strettissimo giro. Di giorni, macché, appena di qualche ora, giusto il tempo per far esplodere una bomba al plutonio sul mondo semiprofessionistico. A scatenare l’inferno, stavolta non è stato il gladiatore Russel Crowe, bensì il subcommissario della Federcalcio, che annuncia a popolo e Paese le nuove linee guida della federazione. In particolare un tema caldeggiato da molti club, ovvero l’introduzione delle squadre B. “Dal prossimo anno i club di Serie A potranno avere delle seconde squadre e le potranno iscrivere ai campionati di Lega Pro, occupando i posti delle società che non si iscriveranno. Quest'anno non ci saranno ripescaggi e i buchi saranno occupati proprio dai club che aderiranno al bando. Le squadre B saranno composte di calciatori under 21, con la possibilità di introdurre due fuori quota under 23 e dovranno avere in rosa un numero minimo di giocatori (ancora da definire) convocabili per le Nazionali italiane. Le squadre parteciperanno al campionato regolarmente con eventuali promozioni o retrocessioni. C’è un'unica limitazione: non potranno mai giocare nel campionato della prima squadra”.

Il format

Una bomba che in un battito di ciglia ha devastato l’intero mondo del pallone semiprofessionistico, perché appena poche ore prima il commissario federale, Roberto Fabbricini, aveva strappato l’ok a Gravina e Tommasi per il via della riforma. Poche ore e si scatena la guerra, con la protesta serrata delle società di Serie C che rischiano la retrocessione e altrettanto dei club di serie D che sono impegnate nei playoff e che minacciano ricorsi. E subito il dietrofront, anche perché Fabbricini nell’ultima settimana aveva lavorato proprio su questo aspetto della vicenda. I ripescaggi non saranno bloccati, tanto per cominciare, ma vi potranno aderire in primo luogo le seconde squadre. Con questa nuova graduatoria, il primo posto libero spetterebbe alla seconda squadra di A, il secondo alla squadra di C, il terzo alla qualificata dai playoff della D e il quarto di nuovo dalla serie A. Il nodo è chiaro: con 56 squadre e 4 posti liberi in Serie C, con il format confermato a 60 squadre, significa che nella prossima stagione gli slot disponibili saranno appena due per le squadre di A. E l’altro nodo è come verranno scelte visto che tra i club pronti, ci sono già Juve, Napoli, Roma, Inter. Milan, Atalanta e Fiorentina.

Confusione

Il tutto in attesa della pubblicazione del bando da parte della Figc. La cosa da chiarire è che le seconde squadre potranno anche essere promosse in B a patto che la prima squadra non si retrocessa di categoria e al tempo stesso potranno anche retrocedere fino alla Serie C. Un pastrocchio aggiunto anche ai requisiti chiesti per i calciatori. Il dato più significativo è che i calciatori debbano aver giocato da almeno sette anni in Italia, aggiunto all’obbligo di mandare in campo solo atleti under 23 con 3 over. Il che significa che la società X impegnata nella corsa promozione avesse bisogno di un calciatore top della prima squadra, potrà schierarlo purchè questi non abbia superato le cinque presenze in serie A. Insomma, poca chiarezza e altrettanta confusione. Già, ma siamo in Italia….