Scontro club-Conte, il ct: “Non mi dimetto”

Calcio italiano in crisi,  rapporti con i club, Juventus e di riforme. Antonio Conte, intervistato da Repubblica,  non si è sottratto a nessun argomento. Il Ct della nazionale smentisce prima di tutto la voce che parlava di sue possibili dimissioni per la mancata collaborazione da parte dei club, che lo ha costretto a revocare lo stage fissato in primavera. L’obiettivo resta lo stesso: centrare il prossimo Europeo: ” Voglio qualificarmi e giocarlo e gli ostacoli li affronto con decisione. Forse me ne aspettavo di meno. Ma soltanto quando sei dentro una situazione, la capisci. Da luglio interagisco con tutto il sistema: con le società di A, con la B, coi dilettanti, col settore giovanile. Ho perfino allenato sul campo l’Under 15. Tutto questo pagherà, ne sono sicuro”. Conte non sta interpretando il suo ruolo come quello di un semplice commissario tecnico. Sa che sulle sue spalle c’è qualcosa di molto più grande: ricostruire il calcio italiano. “Sarebbe stato più facile fare il selezionatore, 7-8 giorni ogni tanto. Ma per quel ruolo, l’ho detto a Tavecchio, sarebbe bastato un altro qualsiasi, meno costoso. Selezionare e basta è possibile soltanto se hai la crema, ma oggi siamo in una fase troppo delicata, non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia. Molti paesi, in Europa, ormai ci stanno davanti. Io devo creare una squadra con la s maiuscola. E la devo allenare”.

Il ct si preoccupa soprattutto delle tante partite che gli azzurri devono affrontare con i propri club e chiede una diversa ripartizione degli impegni. “Per l’Europeo è essenziale il calendario: è proprio necessario spalmare la Coppa Italia con una partita al giorno? Non mi importa quando inizierà la stagione o se si giocherà a Natale. Di sicuro è prioritario un periodo sufficiente per preparare l’Europeo. È il minimo sindacale. So per esperienza che un calciatore arriva a maggio scarico”.

Il calcio italiano è in crisi, prosegue, e i paesi Europei sono ormai superiori, e l’italia deve smettere di “scimmiottare il tiki-taka spagnolo o l’intensità anglosassone, stiamo trascurando il nostro dna: il sacrificio e la cultura del lavoro, con cui colmare il gap tecnico.” Su Balotelli “sorvola” ma si compiace invece delle dichiarazioni del giocatore orundo Vasquez, che sta seguendo, e che per metà è italiano. La mia idea calcistica è questa: “cercare di utilizzare due tipi di soluzioni in fase di possesso e di non possesso. È il punto di arrivo che mi sono posto: trovare più qualità e fare assimilare le due situazioni. Con l’Albania usavamo un 3-3-4 o 3-2-5 in fase di possesso e un 4-4-2 in fase difensiva”.

D’obbligo una domanda sull’inchiesta sul calcioscommesse della procura di Cremona. “Sono le stesse cose da 4 anni, trite e ritrite. Questa vicenda mi ha fatto molto male, sotto tutti i punti di vista. Ho già pagato, chi mi ha conosciuto ha avuto il piacere o il dispiacere di conoscermi sa quali siano i miei principi e i miei valori. Fatico a capire l’aspetto mediatico della vicenda: passare con la mia faccia per uno che fa il calcioscommesse l’ho trovato veramente brutto”. Infine offre “un riflessione etica” sullo sport dichiarando l’importanza di esso nelle scuole, e sottolineando che la figura degli educatori è indispensabile e merita quindi un riconoscimento proporzionato anche economicamente.