Risultati e beffe: l'incredibile sincronia di Roma e Lazio

Fa quasi paura, in senso buono, la sincronia tutta capitolina che, da qualche settimana, accomuna Roma e Lazio. Finora si pensava fosse ne risultati ma, a quanto pare, la storia viaggia su binari paralleli anche nell'intreccio dei match disputati: quattro turni fra campionato e coppe, otto partite complessive, stessi punteggi e, con l'ultima gara di Europa League, anche identica beffa. Celtic che segna al 95', centra la qualificazione all'Olimpico e mette la Lazio con un piede e mezzo fuori dalla porta europea; guarda caso, il Monchengladbach decide di fare lo stesso ai giallorossi, con il colpo di testa sul gong di Marcus Thuram che complica dannatamente la corsa qualificazione della squadra di Fonseca, beffata due volte con la rete allo scadere e le due sviste (l'ormai arcinoto fallo “di faccia” di Smalling che valse il rigore del pari all'andata ai tedeschi e il tocco che dà il la all'azione di Thuram che porta al vantaggio teutonico, viziata da una palla che sembra uscita) che non l'hanno di certo aiutata nel doppio confronto con la capolista della Bundesliga. Due sfide dominate ma dalle quali, incredibilmente, i giallorossi tornano con un solo punto. Perlomeno il doppio sarebbero stati legittimi.

Rimpianti e speranze

Al di là delle curiosità statistiche, restano i dati. E se in campionato sono buoni per entrambe, in Coppa le cose non vanno altrettanto bene. La Lazio paga qualche prestazione sottotono di troppo, sia al Celtic Park che all'Olimpico, che hanno consentito agli scozzesi di qualificarsi con due turni di anticipo, costringendo i biancocelesti a navigare a vista sperando in un miracolo. Diverso il discorso per la Roma che, pur non brillando per larghi tratti al Borussia Park, paga nel modo più atroce lo scotto della gaffe di Collum nella gara dell'Olimpico, che ha di fatto negato ai giallorossi di mettere l'ipoteca sui sedicesimi e rilanciato clamorosamente il 'Gladbach. Anche in Germania, per quanto non la miglior gara di un undici messo a dura prova dall'infermeria piena (solo ieri si sono rivisti per pochi minuti Diawara e Under, ancora alla ricerca della forma), la Roma non meritava assolutamente la sconfitta. Certo è che, al netto del punteggio bugiardo, su alcune situazioni offensive la squadra di Fonseca avrebbe potuto di sicuro far meglio, con un paio di contropiede che avrebbero meritato maggior gloria (vedi il mancino alto di Kluivert o quello debole di Dzeko, che non ha premiato la sovrapposizione proprio dell'olandese).

Verso il destino

In questo scenario, il bello è che la Roma è totalmente padrona del proprio destino. Il brutto, che la qualificazione deve prendersela facendo tassativamente risultato a Istanbul, contro un Basaksehir affondato all'andata ma che ora si ritrova primo nel girone, a +2 su Borussia e giallorossi (coi tedeschi in vantaggio per gli scontri diretti a favore). Con la vittoria in Turchia, basterebbe un pari casalingo col Wolfsberger per andare ai sedicesimi. Una cosa alla volta però. Prima ci sono Parma e Brescia, con in mezzo una sosta ristoratrice utile per preparare il doppio confronto in quattro giorni con Rondinelle e Istanbul. La Lazio proverà a fare il suo, consapevole però che ormai il suo futuro eruopeo non dipende più solo da lei.