Piqué-Roja, lacrime di addio?

Barcellona versus Madrid. Una rivalità leggendaria attraversa le capitali di Catalogna e Castiglia. Due città, politicamente parlando, sempre più distanti tra loro. Da una parte c’è Barcellona che, decisa come non mai, chiede l’indipendenza dal Regno di Spagna; dall’altra c’è Madrid, capitale del più grande stato della penisola Iberica, che definisce incostituzionale il referendum indetto dal governo catalano. Tensioni che, inevitabilmente, ricadono anche sul campo da gioco e sui calciatori. Come Piquè, difensore del Barça, che dentro di sé sta disputando un “Clásico” che va oltre gli spalti del Camp Nou.

Una partita surreale

Quella che va in scena nello stadio blaugrana è una partita surreale. Barcellona – Las Palams si gioca a porte chiuse. Per giorni il match è stato in forse a causa delle tensioni che hanno fatto da cornice al voto indipendentista della Catalogna. La Liga non ha concesso il rinvio e, nell’eventualità in cui la squadra di Messi e co. non fosse scesa in campo, il club di Bartomeu sarebbe stato penalizzato. “Ci hanno messo con le spalle al muro“, ha rivelato una fonte del club blaugrana. La minaccia era di perdere sei punti: tre per la partita e tre per non essersi presentati. Sceso nello spogliatoio per consultare allenatore e giocatori, Bartomeu ha spiegato la situazione e la squadra era favorevole a giocare. Solo il 10% era contrario a scendere in campo, ritenendo troppo gravi gli incidenti. Si è allora giunti ad un compromesso: giocare la partita facendo capire al mondo che non era un match come tutti gli altri. E, in effetti, così è stato. Barcellona e Las Palmas si sono affrontate in un Camp Nou deserto: gli spalti sono vuoti. Non c’erano i tifosi a sostenere la squadra, in protesta per l’assenza di libertà e contro la repressione della polizia. In campo è finita 3-0: doppietta di Messi e rete di Busquets. Il solito show blaugrana, insomma. Ma per Barcellona, il 1 ottobre, il calcio è stato l’ultimo dei pensieri. E’ stata una giornata difficile per tutti, anche per gli stessi calciatori che non sono abituati agli spalti vuoti. In molti hanno fatto fatica ad entrare in partita. Lo stesso Piqué ha dichiarato, in lacrime, che si è trattato del match più duro della sua carriera.

Ja he votat. Junts som imparables defensant la democràcia. pic.twitter.com/mGXf7Qj1TM

— Gerard Piqué (@3gerardpique) 1 ottobre 2017

Lacrime e orgoglio

Il difensore del Barcellona, intervistato in zona mista al termine della partita, viene tradito dall’emozione e non riesce a trattenere le lacrime. Piqué si commuove davanti ai cronisti che gli domandano le sensazioni di un momento del genere, vissuto intensamente dentro e fuori dal Camp Nou: “Quando si vota si può votare sì, no oppure consegnare la scheda in bianco. Però si vota. In questo Paese per molti anni c’è stato il franchismo, la gente non poteva votare, e credo che questo sia un diritto che bisogna difendere. Sono e mi sento catalano, oggi più che mai. Mi sento orgoglioso della gente della Catalogna perché credo che si sia comportata meravigliosamente come sempre durante gli ultimi 7 anni in cui non è successo nulla. Mariano Rajoy? Il Presidente del Governo va in giro per il mondo con la carica che ha e poi non sa nemmeno parlare inglese…”.

Addio alla “Roja”?

Piqué ha poi fatto capire che tiene molto alla maglia della Nazionale spagnola (con la “Roja” ha collezionato fino ad oggi 89 presenze), che non vorrebbe rinunciarci. Tuttavia, non vuole diventare un “disturbo” per nessuno. “Oggi non c’è stata nessuna protesta violenta ed è dovuta venire la Polizia Nazionale e la Guardia Civil per comportarsi come hanno fatto. Credo di poter continuare a giocare con la nazionale spagnola, perché penso che ci sia tantissima gente in Spagna totalmente contraria a quello che è successo oggi in Catalogna e che crede nella democrazia – ha dichiarato il difensore -. Altrimenti non ci andrei. Però se il mister o qualcuno in Federazione crede che io possa essere un problema o che disturbi, allora non ho problemi a fare un passo indietro e lasciare la Nazionale prima del 2018“. Fortemente in dubbio la sua partecipazione al Mondiale in Russia, ma va considerato che queste dichiarazioni sono arrivate dopo un “litigio social” tra due grandi pilastri della difesa della Nazionale spagnola: Sergio Ramos e lo stesso Piqué. Il capitano della Roja ha commentato la presa di posizione del compagno catalano che con un tweet aveva espresso pubblicamente la sua idea sul referendum: “Esprimiamoci pacificamente. Non diamo loro alcuna scusa. E’ quello che vogliono. Ma cantiamo bene e forte: #Votarem!”.

Des d'avui i fins diumenge, expressem-nos pacíficament. No els hi donem cap excusa. És el que volen. I cantem ben alt i ben fort. #Votarem

— Gerard Piqué (@3gerardpique) 28 settembre 2017

Un post che non è piaciuto a Ramos, che ha invitato il calciatore blaugrana a a prendere una posizione più “neutrale”. “Ognuno di noi è libero di dire ciò che pensa, sebbene come capitano devo preoccuparmi dell’atmosfera della Nazionale e Gerard sapeva cosa stava facendo – ha detto Ramos -. Questa cosa potrebbe causare un frattura nella squadra una settimana prima delle due cruciali partite di qualificazione ai Mondiali. Il tweet non è stata la cosa migliore se non vuole essere fischiato”. Ad esprimersi in modo davvero neutrale è stato il c.t. Lopetegui, che ha intanto diramato le convocazioni per Spagna-Albania e Israele-Spagna (tra le novità spicca Callejon), che ha così commentato il caso: “Io giudico i giocatori sul loro impegno, su questo aspetto non ho dubbi su Piqué“.