Le mani delle mafie sul calcio, business e arma di consenso

Antonio Marini, procuratore generale facente funzioni della Corte d’Appello di Roma, aprendo l’anno giudiziario del distretto, è tornato a parlare dei fatti di Mafia Capitale. Una piaga che ha colpito, e continua a colpire, il nostro Paese, infiltrata in ogni settore. Anche il calcio, come ha ammesso lo stesso Marini.

“C’è una una forte preoccupazione per l’infiltrazione della criminalità organizzata nel mondo del calcio». Il pallone è diventato un grande business ed è una potentissima arma di consenso e di coesione sociale, elementi di cui la criminalità è alla costante ricerca. Per questo negli ultimi anni i rapporti con la criminalità organizzata sono diventati sempre più stretti e connotati di ambiguità, soprattutto quelli con la tifoseria degli ultras. Un caso emblematico è l’aggressione al tifoso napoletano Ciro Esposito in occasione della finale di Coppa Italia del 3 maggio scorso, con un personaggio come Gennaro De Tommaso, Genny `a carogna, in primo piano.

All’inaugurazione dell’anno giudiziario è intervenuto anche il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, sottolineando che “Pur nella carenza di risorse e pur nella piena consapevolezza dei nostri limiti, oggettivi e soggettivi, noi ci siamo sforzati, nel rigoroso rispetto delle regole, di fare indagini a 360 gradi senza pregiudizi di alcun tipo, né positivi né negativi sui diversi fenomeni criminali che caratterizzano la realtà romana nella sua estrema complessità e nei suoi molteplici aspetti: i reati contro l’economia e quelli contro la Pubblica Amministrazione, a cominciare dalla corruzione, la presenza della criminalità mafiosa e dei suoi investimenti, la tutela dell’Ambiente a quella delle fasce deboli, la cosiddetta microcriminalità e la minaccia terroristica”.