Malagò: “Comitato ucciso con 4 righe”

Continua a mantenersi su toni alti il confronto sulla finanziaria tra il governo e il presidente del Coni Giovanni Malagò, tornato nuovamente ad attaccare il governo sulla riforma che, a suo giudizio, andrebbe a snaturare 105 anni d storia del Coni. Già nei giorni scorsi, parlando della riforma, aveva lanciato la propria offensiva in fase di Consiglio nazionale puntando i piedi sulla linea dell'esecutivo dichiarando che “questa non è la riforma dello sport, questo è un discorso in modo elegante di occupazione del Coni. Conosco la materia: nessun Comitato del mondo si occupa solo di preparazione ai Giochi. E non è vero che è la volontà della legge rispettare il contratto di governo”. E il presidente è tornato sul tema anche oggi, a margine di un evento al Parco del Foro Italico: “Dalla mattina alla sera, con 4 righe nella finanziaria è stato ucciso il Coni. Toni troppo alti? Il documento ufficiale del mio mandato è tutt'altro che un atto fuori luogo. Da tutte le parti si è ribadito l'invito, la speranza e il diritto-dovere di andare al dialogo. Valutate voi se sono stati in proporzione meno o di più rispetto alla gravità del problema e dei fatti accaduti, peraltro non avvertiti e comunicati”.

“Il Coni ha fatto quanto gli impone la legge”

Durante il suo discorso in Consiglio, Malagò era stato sostenuto dalle varie federazioni nonostante l'assenza di quasi tutti i presidenti: “Come si può pensare di creare una società e chiamarla Sport e Salute? Se cerchi su Internet è un proliferare di massaggi e centri benessere. Io devo rinunciare al tricolore e ai cinque cerchi del Coni, il marchio forse più prestigioso al mondo dopo la Ferrari, per Sport e Salute?”. Una linea tutt'altro che mutata, anzi, ribadita con toni ancora più marcati dal presidente: “Giorgetti dice che il Coni non è solo Malagò? Ha ragione lui, ci mancherebbe che il Coni si identifichi con una persona. Il Coni è 105 anni di storia e un’eccellenza. Giorgetti ha perfettamente ragione”. E, spiega, “non è vero” che il Coni ha fatto più di quanto il suo mandato demandasse ma “ha semplicemente fatto quel che da statuto gli impone la legge dello Stato. Questa cosa faccio fatica a comprenderla. Se uno poi vuol cambiare le leggi, torniamo alla dinamica della politica. Forse era giusto ascoltarci. Non si capisce perché questa norma entra in vigore nel 2020 ma si deve per forza fare nella legge di bilancio del 2018″.