L'Argentina ne fa due, l'Italia riparte male

L'Italia riparte da dove si era fermata: una sconfitta. All'Etihad Stadium di Manchester, gli Azzurri di mister Di Biagio soccombono sotto i colpi della formazione Albiceleste, priva di Messi. Banega e Lanzini decidono l'esito del match nel secondo tempo, dopo una prima frazione di gioco senza troppe emozioni e con gli azzurri che faticano ad arrivare nella metà campo avversaria. I giovani esordienti come Chiesa, prima, e Cristante e Cutrone poi, non bastano a rimarginare quel gap tecnico che la Nazionale italiana fatica a colmare. 

Scontro fra titani

Quello di Manchester è il 15mo confronto della storia tra Azzurri e Albiceleste, due tra le Nazionali più titolate al mondo, con 6 Coppe del Mondo vinte e altre 5 partecipazioni ad una Finale mondiale contando i palmares di Figc e Afa. Italia avanti nei confronti diretti (6/3 le vittorie), ma l’ultimo successo risale a oltre 30 anni fa, il 3-1 nell’amichevole disputata a Zurigo. Nelle ultime 4 partite, 2 pareggi e 2 vittorie dell’Argentina, entrambe a Roma allo Stadio Olimpico. Per l’Italia è la seconda uscita a Manchester, la prima nello Stadio di proprietà del City, dopo lo 0-0 di Euro ’96 con la Germania a Old Trafford.

Così in campo

Di Biagio,  alla prima sulla panchina azzurra, schiera un 4-3-3: a difendere i pali Buffon con Florenzi, Bonucci, Rugani e De Sciglio; Parolo, Jorginho, Verratti a centrocampo, l’esordiente Chiesa, Immobile e Insigne in attacco. Dall’altra parte l’Argentina, priva di Lionel Messi e di Aguero, studia le ultime soluzioni in vista dei Mondiali in Russia. Sampaoli scende in campo con 4-2-3-1. In porta c'è Caballero; in difesa ecco Bustos, Otamendi, Fazio, Tagliafico. A centrocampo Paredes, Biglia; in attacco Lanzini, Lo Celso e Di Maria con Higuain unica punta

Il ricordo di Astori

Quella di Manchester, davanti a 25 mila spettatori circa, è una serata particolare, vissuta nel ricordo di Davide Astori: la Nazionale, con il lutto al braccio, è scesa in campo per l’inno con la maglia del difensore azzurro.  Molto toccante il minuto di raccoglimento, con l’immagine di Astori proiettata sugli schermi dell’Etihad Stadium mentre sui led scorreva la scritta “Davide per sempre 13”, la stessa che è stata riportata sulla maglia indossata in campo per la gara, la nuova maglia away in bianco che ha fatto oggi il suo esordio.

La partita

I primi quarantacinque minuti scorrono senza un solo tiro da parte degli azzurri in porta. Gli azzurri soffrono il palleggio degli argentini, ma partono con più fiducia. Una tendenza che presto si inverte. La formazione Albiceleste domina il match con il possesso palla; Di Biagio chiede di pressare alto per rubar palla e colpire ma gli attenti Otamendi e Fazio impediscono la realizzazione del progetto, “aiutati” anche dall'imprecisione dell'ultimo tocco di Insigne: dal suo piede, al 9', parte l'unico pallone d'attacco del primo tempo, ma Parolo alza di testa. Chiesa, dalla parte opposta, sembra smarrito. Nel frattempo Di Maria non smette di impensierire la fascia destra azzurra e Paredes via via fa prevalere il peso del suo centrocampo. Dopo un tiro debole di Di Maria bloccato a terra da Buffon e un colpo di testa di Otamendi al 17', deviata dal portiere, l'Argentina si prende definitivamente la partita. Vicino al gol vanno prima Paredes, con un destro da trenta metri al 38', e poi nel finale a stretto giro Tagliafico (tiro potente da dentro l'area) e Higuain su passaggio filtrante geniale di Di Maria: in tutti i due casi ci pensa il riflesso di Buffon, aiutato nel secondo da Rugani che respinge sulla linea.

La ripresa

Al ritorno in campo il copione sembra lo stesso del primo tempo, ma l'Italia è più incisiva. Insigne dopo soli due minuti si trova sul destro la palla perfetta ma tira alto dando solo l'impressione del gol. Un gol divorato sul ribaltamento: Lanzini colpisce di testa da solo in area ma alza la traiettoria. Gli azzurri cambiano marcia e iniziano a fioccare le occasioni. Chiesa realizza una gran giocata poco prima di essere sostituito da Candreva e sul suo cross teso Caballero anticipa Insigne; poi Immobile, trovato in area da Verratti, stoppa e scarica sul portiere argentino. Allo scadere dell'ora, con Candreva entrano anche Pellegrini per Parolo e Zappacosta per Florenzi. Cambi anche per mister Sampaoli: al 19' dentro Perotti e Banega, fuori Di Maria e Paredes. Al 23', Insigne, sul filo del fuorigioco, prova il destro a giro da posizione decentrata, ma Caballero respinge il suo tiro e il successivo di Jorginho. L'Argentina ci prova con un tacco di Higuain, per il resto troppo isolato, e un tiro al volo di Perotti, ma tra gli esordi azzurri di Cristante e Cutrone si infila il vantaggio a sorpresa dell'Argentina. La rete arriva per un pallone perso da Jorginho: l'ex interista Banega punisce gli azzurri chiudendo il triangolo con Lo Celso. L'Italia non ci sta, sfiora il pari con Pellegrini che ruba palla a Otamendi. Di Biagio fa entrare allora Belotti come secondo centravanti ma l'Argentina raddoppia su contropiede: tre contro due e Lanzini che chiude la partita. Al triplice fischio finale il risultato è 2-0. Per l'Italia sembra davvero difficile ripartire. 

Di Biagio: “Il gruppo deve crescere”

“Abbiamo sofferto un po' il palleggio, abbiamo perso un po' le distanze. Poi abbiamo giocato un buon secondo tempo in cui meritavamo qualcosa in più. Un motivo di crescita per noi e per tanti ragazzi che devono cominciare a fare esperienza“. Così mister Di Biagio commenta la sconfitta con l'Argentina. “Non dimentichiamoci che di là c'erano i vicecampioni del mondo. Abbiamo sbagliato molto nella prima costruzione soprattutto nel primo tempo, i ragazzi ci hanno provato – prosegue -. C'è da lavorare e lo sapevamo già prima. Un blocco psicologico dopo il ko con la Svezia? Nessun blocco, tanti ragazzi erano alla prima volta, altri alla seconda o alla terza partita. E' l'inizio di una nuova era”. “Sono davvero dispiaciuto, per il gol mancato e per il risultato che non è del tutto giusto. Hanno grandi campioni ma siamo più volte riusciti a metterli in difficoltà. Dobbiamo guardare avanti con fiducia“, è invece il commento di Lorenzo Insigne