Lance Armstrong a processo per frode contro il Governo: causa da 100 milioni di dollari

Una vera e propria stangata per Lance Armstrong, l’ex ciclista su strada statunitense, capace di vincere sette Tour de France consecutivi (tra il 1999 e il 2005) e di farseli revocare (assieme alla medaglia di bronzo ottenuta nella cronometro alle Olimpiadi di Sydney) per positività al doping, nel 2012. Certamente, allora, fu una delusione per il mondo del ciclismo, oltre che per quello dello sport in generale, il quale vide crollare quello che, a suon di vittorie, si era guadagnato l’appellativo di mito nella disciplina delle due ruote, pur partecipando solo una volta al Giro d’Italia (nel 2009, con il nono piazzamento in classifica generale). Ora, a 5 anni di distanza dalla squalifica a vita decretata dalla Usada, una nuova brutta vicenda coinvolge il texano: da Washington, infatti, piove la notizia di un giudice federale che lo avrebbe rinviato a giudizio nell’ambito dell’inchiesta per frode allo Stato. Il magistrato ha infatti giudicato fondate le accuse rifilate all’ex campione, il quale ha percepito (nell’incriminato periodo dei suoi successi) la sponsorizzazione dell’US Postal service (attraverso il suo team, la Tailwind Sports Corporation) per 32 milioni di dollari. Il governo, ora, ne chiede 100 a lui come risarcimento.

Le accuse di Landis

Si tratta senza dubbio della più ingente (in termini risarcitori) fra le cause intentate contro Armstrong il quale, nel corso degli ultimi anni, ha già sborsato 10 milioni. Nello specifico, l’inizio della vicenda risale al 2010, quando il suo compagno di squadra, Floyd Landis (vincitore del Tour 2006, poi revocato perché, allo stesso modo, facente uso di sostanze dopanti), denunciò alle autorità la frode del ciclista di Plano sfruttando la normativa del “False claim act” la quale riconosce, a chi denuncia qualcuno per questa ragione, il diritto di richiedere i danni all’accusato. In questi casi, la legge consente di richiedere fino a tre volte la somma frodata, alla quale vanno aggiunte le spese processuali. L’udienzea, probabilmente, si celebrerà dopo l’estate.

La parabola discendente di Armstrong

Un ulteriore brutto capitolo che si aggiunge a una delle più tristi vicende nella storia recente dello sport. Armstrong, che in gioventù sconfisse un cancro ai testicoli, rientrando da vincente nel mondo delle competizioni, ha aspettato fino al 2013 per rivelare la parte avuta in quello che, a buon diritto, è stato definito uno dei più sofisticati programmi di doping nella storia del ciclismo. Da campione, rinato nello sport dopo un’aspra battaglia per la vita (con annessa la creazione di una fondazione per la ricerca, denominata “Livestrong”), a personalità dimenticata in continua attesa di giudizio, la carriera del texano dagli occhi di ghiaccio è ormai un’epopea lontana, offuscata nei ricordi di quei tifosi che nelle sue imprese ci credettero davvero. Anzi, a ben vedere, nemmeno gli almanacchi danno più ragione all’ex ciclista, non riportando altro che la parola “revocato” nelle voci dei Tour de France compresi tra il 1998 e il 2005. Per la giustizia (e ormai un po’ per tutti) quell’epopea di trionfi è da considerarsi come mai esistita.