La verità di Totti: “Lascio ma non per colpa mia”

Oggi ci deve essere solo la Roma. Presidenti, allenatori e giocatori passano ma le bandiere no. Diciamo che questo mi ha fatto pensare tanto e posso dire che non è stata colpa mia se ho preso questa decisione”. Lascia la Roma Francesco Totti, stavolta non come quando disse basta con la sua vita da calciatore. Chiude la sua parentesi da dirigente e lo fa come era previsto: raccontando la sua versione dei fatti, spiegando i perché di un feeling mai sbocciato, il mancato coinvolgimento in un progetto, il comportamento della società nei suoi confronti. Parte dal dato assodato, quello che per tutti deve essere chiaro: “La Roma sarà sempre davanti a tutto”. E chiarisce subito qualcosa che, a sensazione, era già abbastanza chiaro: “Non mi hanno mai coinvolto in un progetto tecnico. Il primo anno ci può stare, il secondo già ho capito che non ci saremmo mai trovati né aiutati l'uno con l'altro. Eppure sapevano della mia voglia di poter dare tanto a questa società ma sinceramente non l'hanno mai voluto”.

Un arrivederci

Il concetto è chiaro: quello di Totti non è un addio, ma solo un allontanamento da una realtà societaria nella quale non solo non si sente valorizzato ma, più semplicemente, nemmeno coinvolto. Tornerà Francesco, lo ha detto e lo ha ripetuto. Ma serve un'altra società che creda in lui: “Non ho mai fatto e mai farò il male della Roma: per me viene prima di tutto, oggi soprattutto. Staccarmi dalla Roma per me è difficilissimo”. In “molti fra i personaggi che stanno all’interno della Roma hanno detto che sono troppo ingombrante… In questo momento ce ne sono tante di cose che potrei fare, sto valutando tranquillamente e accetterò l'offerta che mi farà stare meglio. Ho sempre dato il massimo e se prenderò una decisione sarà quella definitiva”. Per quanto accaduto, chiarisce, “non c'è un colpevole: è stato fatto un percorso, non è stato rispettato e ho fatto questa scelta”.

Baldini

Ma, rispondendo alle domande dei cronisti, Totti arriva anche a fare nomi e cognomi: c'è Baldini in cima alla lista, il dirigente senza incarichi ufficiali ma consigliere di Pallotta, uno con cui “non c'è mai stato e mai ci sarà… Se ho preso questa decisione penso sia normale capire che ci siano degli equivoci interni. Uno dei due deve uscire e mi sono fatto da parte io. Troppi galli a cantare non servono, ci sono troppe persone che mettono bocca e fanno solo confusione. Se ognuno facesse il suo sarebbe tutto più semplice. L'ultima parola spettava sempre a Londra, perciò era tempo perso”. Pallotta lo nomina poco (“Ho sempre detto che un presidente deve essere di più sul posto”), ma mostra apprezzamento per Guido Fienga, l'unico ad averlo tenuto in considerazione e sostenuto, anche nella scelta di Claudio Ranieri. E, a proposito del suo ruolo decisionale, chiarisce anche un paio di questioni: “Ho chiesto solo di dare un forte contributo e di metterci la faccia, di decidere come decidono tutti gli altri. Non sono andato a Londra (all'incontro con Fonseca, ndr) perché me lo hanno detto due giorni prima e poi perché era già tutto deciso. L’unico che ho chiamato è Antonio Conte: agli altri, da Mihajlovic a Gattuso, non ho mai mandato un messaggio né li ho mai chiamati. Questo è stato scritto ma è lo zero per cento della verità”. Deromanizzazione? Quella sì: “E' stato sempre un pensiero fisso di alcune persone di togliere i romani dalla Roma. Hanno cercato di metterci da parte in tutti i modi. Hanno voluto questo e alla fine ci sono riusciti.

Fair-play, verità e tifosi

Lascia la Roma ma è una scelta che pesa: “Tutti sappiamo i problemi reali di questo momento, soprattutto per il fair-play finanziario. Perciò hanno fatto questa scelta difficile di vendere i giocatori più forti per tamponare. Ma bisogna essere trasparenti, soprattutto con i tifosi: io ho sempre detto ad alcuni dirigenti che a loro va sempre detta la verità, anche se è brutta. Prendere in giro è facile, ma se sei trasparente sei inattaccabile. Io sono così e per questo non posso stare qua dentro”. E non manca il suo pensiero per loro, i tifosi, quelli che lo hanno amato come il Capitano: “Alla gente di Roma devo dire solo grazie. C'è stato sempre un reciproco rispetto, sia in campo che fuori, perciò posso dire solamente di continuare a tifare questa squadra. Per me è la più importante del mondo e vederla in questo momento di difficoltà mi dà fastidio. Roma è Roma, i tifosi sono diversi dagli altri, la passione, al voglia e l'amore sono talmente grandi che non potranno mai finire. Continuerò sempre a tifare Roma e, come ho detto, è un arrivederci. Da fuori dico che è impossibile vedere Totti fuori dalla Roma. Ora prenderò altre strade ma se un'altra società punterà forte su di me sarò sempre pronto”.