La Juve e la lezione olandese

Non più di un mesetto fa, France Football assegnava a Rinus Michels il riconoscimento come Miglior allenatore di tutti i tempi. Ed è ovvio che, pensando a lui, tornano alla mente l'Ajax e l'Olanda di Johann Cruijff. Premessa doverosa perché, nonostante di grandi Lancieri ci siano stati anche dopo (compresi quelli che arrivarono in finale proprio con la Juventus nel '96), quelli che ieri sera hanno asfaltato i bianconeri ricordano quell'Ajax lì, quello del gioco, la regola numero 14 del vademecum del buon sportivo, stilato proprio dall'asso degli Orange. Ecco, i biancorossi hanno seguito quella regola, semplice quanto geniale: niente assi, solo calcio. Giocare a pallone. Quasi irrisoria la risposta alla debacle juventina, che su questa ennesima Champions sfumata c'aveva davvero investito tutto (prova ne sia il crollo verticale in Borsa arrivato a solo qualche ora di distanza, addirittura con un ribasso del 21,8%), milioni per Ronaldo compresi. CR7 a quanto pare non basta, non da solo. Ci vuole il gioco, l'armonia fra i reparti. La forza in sé non è sufficiente, serve anche far bene il proprio mestiere e, soprattutto, farlo con la disinvoltura di chi si diverte.

Ripartire dal pallone

La Juventus costruita per vincere e che in Italia fa il vuoto ha forse tralasciato la parte essenziale, probabilmente così semplice da sembrare quasi acquisita in modo innato. Calcoli, strategie, grandi investimenti, tutto soppiantato dall'unica regola che vale sempre, quella di giocare. Magari il momento sì dell'Ajax finirà in semifinale. La squadra di Ten Hag, però, ha dimostrato che non è sempre sufficiente avere i migliori: a volte, molto più semplicemente, per far bene basta essere un collettivo che rema in un'unica direzione. D'altronde, tra ottavi e quarti, i Lancieri hanno vinto a Madrid (4-1) e a Torino, altro dato che non può davvero essere trascurato e che, forse, ci dice che in semifinale hanno meritato di arrivarci anche perché sono forti, non solo belli da vedere. Detto questo, alla Juve l'onere di smaltire la delusione e far tesoro dell'esperienza, andando a prendersi l'ottavo scudetto di fila e iniziare a preparare la prossima stagione con la consapevolezza che essere i migliori conta fino a un certo punto.