L'Italia in verde: quando le nazionali cambiano colore

Non è una prassi comune alle nazionali di calcio quella di cambiarsi la casacca. Difficile immaginare un Uruguay senza Celeste, una Francia senza Bleu o un'Argentina senza uniforme albiceleste. Ma anche un'Italia senza azzurro, blu Savoia o qualsiasi altro richiamo a quello che, storicamente, è il colore della nazionale di casa nostra. Contro la Grecia, sabato prossimo, ci sarà però un'eccezione alla regola: vista l'impronta giovane che il ct Roberto Mancini ha dato alla nuova Italia, Puma confezionerà per il match dell'Olimpico una divisa di colore verde, con tanto di trame ornamentali di ispirazione rinascimentale. Un connubio non da poco, che mescolerà il colore dell'età giovane e della speranza con le fantasie proprie dell'epoca in cui la cultura italiana rifiorì attraverso le arti e il sapere. Un intento certamente nobile ma, sul piano pratico, vedere l'Italia con una maglia che non sarà azzurra e nemmeno bianca (la storica seconda divisa della nazionale) inevitabilmente farà storcere il naso a molti. Anzi, a parecchi lo ha fatto storcere già adesso, con numerosi commenti piovuti sul web tra chi è incuriosito dalle motivazioni che hanno ispirato l'insolita trama e chi non ne vuol sapere di rinunciare all'azzurro.

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Azzurro e meno azzurro

D'altronde, come detto, vedere la propria nazionale cambiare radicalmente colore non è qualcosa che si vede spesso. In Italia, per esempio, un tale rinnovamento cromatico non si vedeva da 15 anni, ovvero da quando la Nazionale della prima era Lippi giocò l'amichevole di Reykjavyk con l'Islanda con una curiosa divisa blu notte, ovviamente non volendo considerare la divisa della Confederations Cup del 2009, giocata con un inedito completo azzurro chiaro e calzoncini marroni, sulla carta un richiamo alle prime divise della nazionale che, però, erano blu Savoia. Ok, varianti particolari ma comunque differenti tonalità dell'azzurro-celeste-blu. Non tutti sanno (o meglio, non lo sapevano prima di oggi) probabilmente, che con una maglia verde l'Italia aveva già giocato una volta, sempre all'Olimpico, il 5 dicembre del 1954, in un successo per 2-0 contro l'Argentina. Fine dei precedenti, escludendo naturalmente le sperimentali varianti cromatiche degli albori, proprie di ogni nazionale.

Precedenti curiosi

Qualche sperimentazione c'è sempre stata (basti pensare alla divisa inglese di Euro 1980 o alle curiose striature del tricolore tedesco sfoggiate dalla Germania a Italia 90 ed Euro 92) ma nessuno stravolgimento. Le nazionali che hanno deciso di cambiare i propri colori lo hanno fatto sempre per motivazioni ben precise, come fu per il Brasile, passato dal bianco al verdeoro dopo il Maracanazo, o per la Georgia, che uniformò la vecchia divisa amaranto all'attuale biancorossa in virtù del cambiamento della propria bandiera. Anche la nazionale austriaca ha subito una variazione importante, passando da una divisa bianconera di richiamo tedesco all'attuale rossobianco che si accosta alla bandiera nazionale. Persino la Scozia non è sempre stata blu, avendo giocato alcuni dei suoi primi match con una singolare divisa a bande orizzontali stile rugby. Ovviamente, qui si parla di cambiamenti duraturi. Non mancano però episodi di match disputati con maglie particolari in una singola occasione, un po' come capitato agli azzurri con la maglia verde: è il caso dell'Inghilterra che, in un'amichevole proprio contro l'Italia, sfoggiò addirittura una terza divisa, gialla con calzoncini blu. Ancor più strana fu la divisa che la nazionale francese, irreprensibile nel suo blu, fu costretta a indossare nella sfida contro l'Ungheria ai mondiali argentini del '78. Successe che entrambe le squadre, al fine di favorire la distinzione dei calciatori per le tv dell'epoca (ancora in bianco e nero), per un disguido si presentarono allo stadio entrambe con la seconda divisa, bianca, senza averne altre di scorta. Fu così che i dirigenti francesi (che presero di propria iniziativa la decisione di presentarsi in bianco) chiesero in prestito delle uniformi da gioco alla sede del Kimberley, poco blasonata squadra locale, che gentilmente acconsentì. I Bleus scesero in campo con i calzettoni rossi, i pantaloncini blu e delle sgargianti divise a righe verticali biancoverdi. Un quadruplo accostamento cromatico che sarebbe passato alla storia.