Italia, finisce qui. Ma non chiamatelo biscotto…

La festa appena cominciata, è già finita. Recita così una vecchia canzone di Sergio Endrigo, la sintesi perfetta di quello che poteva essere e non è stato. L'Europeo da giocare in casa, la squadra più forte degli ultimi anni, molti già svezzati alla corte di Roberto Mancini con la Nazionale A. Gli ingredienti per fare bene, c'erano tutti. Inutile nascondersi. L'Italia Under 21 di Gigi Di Biagio, è partita per vincere questo Europeo. L'esordio era stato perfetto, impeccabile. Era andata sotto contro la favorita Spagna per poi giocare una ripresa sontuosa, fatta di grande calcio e gol. E quel 3-1 che lasciava presagire che il più era fatto, vista la scarsa consistenza di Polonia e Belgio, le altre avversarie del girone. E invece proprio contro i polacchi la caduta degli dei azzurri, un match dominato, tante e tante occasioni create ma non materializzate.

L'Italia resta a guardare

E così il solito errore, filo conduttore di tutta la fase a gironi dell'Europeo, ha finito col mortificare gli azzurrini e ridurli a sperare in miracoli che non si sarebbero verificati. Non è bastato infatti l'altro 3-1 al modestissimo Belgio. Bisognava sperare anche nelle disgrazie altrui. C'è andata con la Danimarca che nell'ultima giornata de suo girone ha fatto solo due gol. Avesse segnato il terzo non saremmo stati stasera incollati al televisore a seguire Francia-Romania. Entrambe a quota sei, un pari per brindare insieme alle semifinali. Partita da sonno, ritmi bassissimi. La parola “biscotto” non ci piace, semplicemente opportrunismo per entrambe che non si sono fatte male e hanno festeggiato insieme il passaggio del turno. Avanzano Spagna, Germania, Romania e Francia. E l'Italia, come le celebri stelle di Anton Giulio Maiano, resta a guardare, con tanti rimpianti, ma anche con la consapevolezza di aver sprecato l'occasione per tornare a scrivere la storia.

Solo un errore

Ci credeva l'Italia, ci credeva Di Biagio che probabilmente contro il Belgio è arrivato al capolinea pronto a scendere dal bus azzurro. L'Italia dei ricchi ha fatto nulla per meritarsi un briciolo di gloria. Neppure le semifinali per una squadra che pure si è permessa il lusso di schierare Barella, Mancini, Zaniolo, Chiesa, Cutrone, Kean, Lorenzo Pellegrini, tutta gente che già ha fatto bene in prima squadra e che aveva il dovere di portarci fino a Udine per l'ultimo atto. Un viaggio interrotto bruscamente in una notte di luna piena con Bologna che non è riuscita a trascinare gli azzurri verso il traguardo.Ha vinto il popolo italiano che ce l'ha messa tutta, ha perso l'Italia. E questa sconfitta, fa male. Troppo male. Domani ascolteremo le solite cantilene, quello di un biscotto annunciato. Ripetiamo, è solo opportunità, quella di non farsi male, non giocando, per poi andarsi a giocare qualcosa di più importante. L'Italia paga per le sue stesse colpe, quelle amnesie di troppo che sono costate caro. Quell'incredibile leggerezza dell'essere Italia, incapace di tenere sempre alta la concentrazione, regalare sempre qualcosa agli avversari. Un errore pagato a caro prezzo. E se contro Spagna e Belgio è riuscita la rimonta, contro la Polonia, la modestissima Polonia umiliata poi dagli iberici, l'Italia ha toccato il punto più basso della sua stagione. Non è bastato attaccare per tutta la partita a testa bassa, non è bastato creare sei/sette palle gol. E' bastato un solo errore per mandare in soffitta un sogno che aspettavavo da tanti anni. La festa è appena cominciata. per l'Italia, è già finita.