Inter: esonerato Frank De Boer, Pioli in pole per il futuro

Frank De Boer non è più l’allenatore dell’Inter. La società nerazzurra ha annunciato in una nota di “aver risolto nella giornata di oggi il contratto dell’allenatore” olandese. “La guida della prima squadra viene affidata momentaneamente al tecnico della Primavera Stefano Vecchi, che sarà sulla panchina nerazzurra per il match di Europa League contro il Southampton“. “Peccato che sia finita così – il pensiero che De Boer ha affidato alla sua pagina Instagram – Per portare avanti questo progetto serviva più tempo. Voglio ringraziare tutti i tifosi per tutto il supporto che mi avete dato questi mesi”.

Meno di tre mesi dunque, 85 giorni per l’esattezza. Tanto è passato da quando, lo scorso 9 agosto, all’indomani del divorzio da Roberto Mancini, l’Inter annunciò la sua firma. Frank De Boer, esaurito il suo ciclo vincente all’Ajax, aveva accettato una sfida difficile ma affascinante, convinto che avrebbe avuto il tempo necessario per impiantare nella squadra nerazzurra la sua filosofia, unendo gioco e risultati per “riportare questo club nel posto dove dovrebbe essere”, erano state le sue prime parole in conferenza stampa. “L’importante è che tutti credano in quello che facciamo, sono convinto che ci riusciremo“, aveva aggiunto il 46enne olandese, sicuro che la squadra non ci avrebbe messo molto ad assimilare il cambio di direzione.

De Boer si era mostrato da subito molto ambizioso, aveva lanciato il suo guanto di sfida alla Juventus, forte di un mercato in cui la nuova proprietà cinese non aveva badato a spese, coi tanti milioni investiti per far arrivare i vari Candreva, Joao Mario e Gabigol. Ce l’ha messa tutta De Boer, nonostante un avvio da incubo, con la sconfitta del “Bentegodi” col Chievo e il successivo pari interno col Palermo. La vittoria affannosa di Pescara sembrava poter essere un nuovo inizio, col tecnico olandese che accelera i suoi studi per poter parlare in italiano, con stampa e giocatori. Ma ai progressi nella lingua non corrispondono quelli in campo. La sua Inter è un’altalena di emozioni, una montagna russa dove si tocca il fondo per poi salire in Paradiso, dallo 0-2 di San Siro contro gli sconosciuti israeliani dell’Hapoel Beer Sheva al successo sulla corazzata Juventus. E’ quello forse il momento più alto della breve era De Boer.

Quel successo potrebbe diventare la svolta, anche perché qualche giorno dopo arriva il bis in casa dell’Empoli ma è un’illusione. Perché nelle successive otto partite, fra campionato ed Europa League, arrivano solo due successi, con Southampton e Torino, un pari col Bologna e ben cinque ko, a firma Sparta Praga, Roma, Cagliari, Atalanta e Sampdoria. Se da un lato De Boer mostra di saper usare il pugno di ferro (chiedere a Brozovic e Kondogbia) e di non guardare in faccia nessuno (appena una comparsata per Gabigol, ritenuto ancora non pronto per il calcio italiano nonostante l’investimento sostenuto), dall’altro le sue difficoltà sono evidenti.

La sua Inter, Empoli a parte, non riesce mai a segnare per prima, è sempre costretta a inseguire, l’approccio è sempre sbagliato ed è forse questa la principale colpa dell’uomo arrivato da Hoorn, che più chiedeva tempo e pazienza, più sentiva la sua panchina scricchiolare. Pensava che l’aver preso il timone a ridosso del campionato, saltando quasi tutta la preparazione, gli garantisse un credito sufficiente per ribaltare le cose ma, nonostante gli attestati di fiducia – almeno pubblicamente – della società, gli ultimi nell’assemblea degli azionisti di qualche giorno fa, qualcosa si era ormai rotto irrimediabilmente. E dopo un susseguirsi di voci sui possibili successori, ecco il divorzio ufficiale, con l’Inter che nelle prossime ore dovrebbe annunciare l’arrivo di Stefano Pioli. All’ex tecnico della Lazio il compito di normalizzare la situazione mentre De Boer se ne torna a casa, magari chiedendosi chi gliel’ha fatto fare…