Il Torino travolge il Cagliari, Keita risponde ad Hamsik: Napoli-Lazio termina 1-1

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E’ un Torino straordinario quello che travolge il Cagliari nel primo match della dodicesima giornata di Serie A. Finisce 5-1 ma i granata chiudono la partita già nel primo tempo con ben tre gol. La sblocca Belotti, il più veloce a metterla in rete dopo una respinta corta di Storari, dopo appena due minuti. All’11′ ecco il raddoppio di Ljajic: tiro dal vertice dell’area, traiettoria beffarda e Storari sorpreso. Il Cagliari sembra non essere proprio sceso in campo, la difesa è ostaggio degli attaccanti granata. Al 37’ Baselli pesca Benassi, che salta Pisacane e infila il 3-0. Il Cagliari alza la testa solo nel finale del primo tempo con una testata di Melchiorri, su assist di Pisacane. 1-3.

Nella ripresa, sotto il diluvio, il Cagliari incassa il poker dopo soli 6 minuti: mischia davanti a Storari, difesa assente e Baselli la scaraventa in rete. Belotti si procura e trasforma il rigore per il 5-1 finale (ottava rete stagionale per lui). Espulso Dessena per proteste. Per il Cagliari è il quindicesimo gol subito nelle ultime quattro partite, mentre il Torino non segnava 27 reti nelle prime 12 giornate dalle stagione ’47-’48.

Dopo la larga vittoria contro il Cagliari il tecnico granata è ricorso a una metafora cinematografica: “Abbiamo fatto forse la miglior partita della stagione. Tutti i ragazzi sono stati bravissimi. Sembravano tutti pugili, come nel film ‘Toro scatenato’. In casa abbiamo un ruolino da Champions League. Peccato soltanto per l’ennesimo gol preso su colpo di testa, dobbiamo assolutamente migliorare. Abbiamo segnato cinque gol e siamo il miglior attacco della Serie A, in attesa delle altre partite. Questo è il segno che non abbiamo solo grinta ma giochiamo anche un bel calcio”, sostiene Mihajlovic, che si gode la doppietta di Belotti. È stato il tecnico a volere che fosse l’attaccante a tirare il rigore del 5-0, e non il rigorista Iago Falque, per consentirgli di mettersi alle spalle gli errori di inizio stagione.

Iago si meritava di segnare per la partita che ha fatto, ma ho pensato di farlo tirare al ‘Gallo’ e a fine partita gli ho parlato: vorrà dire che la prossima partita sarà ancora più arrabbiato”, rivela il ct granata, che spegne una volta per tutte le polemiche dei giorni scorsi per descrivere le diverse prestazioni della sua squadra in casa e in trasferta. “Ho usato il termine ‘squadra femmina’ per definire un Toro volubile, bello ma a volte distratto – dice a proposito delle frasi contestate in settimana dal Codacons -: polemica assurda, mi spiace se qualcuno si è offeso, ma è un’espressione coniata da Gianni Brera, padre del giornalismo sportivo italiano”.

Tutta un’altra storia al San Paolo, dove la Lazio esce imbattuta e ancora davanti, in classifica, ad un Napoli uscito tra i fischi del suo pubblico nonostante abbia fatto un buon gioco. Si sente l’assenza di un finalizzatore, senza il quale sono guai. Milik era in tribuna, infortunato. La vera sfida, quella tra Immobile, unico centravanti in campo, e Mertens, un vero incubo per Wallace, si accende subito con due conclusioni nei primi 90 secondi. Preludio di primo tempo giocato su ritmi discreti con i partenopei che provano ad allargare la difesa laziale. Keita è un pericolo costante per Reina, ed al 12′ ecco un tiro alto da buona posizione. A Biglia riesce il possesso, ma rimane spesso troppo “basso”. Diawara dona intensità alla manovra azzurra, mentre Mertens sfiora il gol su punizione al 25′. La Lazio si serra e fa fatica a ripartire.

La ripresa si apre con due giocate di Immobile, alle quali risponde Insigne. Casuale la traversa su calcio d’angolo di Ghoulam, che con il sinistro calcia a rientrare; studiato invece l’inserimento di Hamsik, che al settimo porta in vantaggio il Napoli con un mancino in diagonale approfittando della dormiente difesa laziale. Poco due minuti dopo ecco il pareggio di Keita. Uno contro uno su Chiriches in area azzurra e destro che trova Reina del tutto impreparato. Esplode la rabbia azzurra, che provoca numerosi “mucchi selvaggi” e pressione costante che Sarri prova ad alimentare inserendo Gabbiadini. La Lazio respira solo quando Keita fa da collante tra centrocampo e attacco. Un pareggio giusto che vede, tuttavia, i partenopei a rivedere qualcosa.