Fisichella, dalla periferia alla F1: “Crederci sempre”

Dalla periferia orientale di Roma ai più importanti circuiti mondiali, dalle prime corse con i kart alla Ferrari: una vita a 300 all'ora quella di Giancarlo Fisichella, ex pilota di Formula 1, fra i più amati e più vincenti italiani dell'ultimo ventennio. Dagli esordi in Minardi ai primi podi con Jordan e Benetton, fino al quarto posto al Mondiale 2006, al volante della Renault in squadra con il bi-campione Fernando Alonso: esperienze che parlano da sole, impresse sull'asfalto del paddock e nella memoria dei tifosi, figlie di un'epoca in cui sui circuiti sfrecciavano assi come Michael Schumacher, Mika Hakkinen, Jacques Villeneuve per finire ad Alonso e Raikkonen. Spaccati di carriera che l'ex ferrarista ha deciso di raccontare in un libro, non a caso intitolato “Il profumo dell'asfalto” (ed. Sperling&Kupfer). Lì, sulla pista, c'è tutto: la propria vita concentrata nelle mani che serrano il volante della monoposto, adrenalina e concentrazione, confronto con gli altri e con se stessi. Nel mentre, dall'asfalto sale un odore che, per il pilota, è la continua risposta al perché si continua a correre. 

Giancarlo Fisichella, ex pilota di F1 innamorato del “profumo dell'asfalto”. Da questo deriva il titolo del suo libro?
“Essendo ancora pilota ed essendo l'asfalto una cosa che fa parte della mia vita e del mio lavoro da tantissimi anni, ho pensato di chiamarlo così. Per me l'asfalto emana un profumo che può essere paragonato a un odore che si sente sedendosi a tavola. Mi è piaciuto ed è piaciuto anche ad altre persone a cui lo abbiamo chiesto. Ed ecco qui la decisione di chiamare così il mio libro”.

La sua carriera è nota e apprezzata. Quali motivazioni l'hanno spinta a volerla raccontare in un libro?
“Questo, in realtà, è un libro che parla di tante mie esperienze vissute in Formula 1 ma anche di questo mondo a 360 gradi. Ci sono dei racconti del 1935, altre vicende che riguardano grandissimi piloti come Michael Schumacher e Ayrton Senna, c'è la storia di Enzo Ferrari… E' un volume che racconta tutto a chi conosce la Formula 1 ma che si rivolge anche a chi non fa parte di questo mondo e che vuole conoscere e imparare cose nuove”.

Lei ha vissuto forse l'epoca d'oro della F1, quella di fuoriclasse come Schumacher e Hakkinen… Ritiene che questo sport sia cambiato rispetto ad allora?
“La Formula 1 è cambiata come cambia tutto il resto, la tecnologia ad esempio. E' andata avanti sotto tutti i punti di vista e, ovviamente, si adatta ai regolamenti. Ogni uno o due anni ce ne sono di nuovi, a partire dalle gomme per poi passare all'aerodinamica, ai motori e alla motorizzazione, che è stata cambiata diverse volte negli ultimi anni. Quindi è necessario restare sempre al passo, fare un progetto iniziale vincente. Ma questo non basta: durante la stagione, in ogni gara devi portare sviluppi nuovi soprattutto meccanici e aerodinamici che permettono di mantenere ogni volta prestazioni elevate e, magari, di vincere le gare”.

Forse ogni giovane di periferia sogna di fare quello che ha fatto lei: arrivare ai massimi livelli nella propria disciplina sportiva, con tutte le difficoltà che questo percorso comporta. Da dove si comincia?
“Si parte sicuramente come ho iniziato io, per gioco e per una passione che è quella che mi è stata trasmessa da mio papà. Alla fine questo gioco comincia a farsi duro, a diventare professionale man mano che cresci. Poi cominci a crederci e a sognare. Tutto questo per me è avvenuto e devo dire che sì, sono stato fortunato ma ho anche fatto tanti sacrifici, ci ho creduto fino alla fine. Sono arrivato a correre per quattordici anni in Formula 1 e sapere che ci sono solo 20-22 posti in tutto il mondo… Penso che sia come fare sei al superenalotto”.

La F1 continua ad appassionare tantissimi giovani in ogni parte del mondo. Cosa li spinge ad accettare il rischio e a fare del confronto con l'alta velocità la propria vita e il proprio lavoro?
“E' sicuramente una passione che nasce da quando sei piccolo, magari trasmessa da tuo padre o semplicemente vedendo le macchine per strada e riconoscendo quelle più importanti, magari quando passa una Ferrari. E poi ad avere la possibilità di cominciare a correre in kart. Una volta che hai iniziato è da lì che parte anche tutto il resto: la lotta contro il tempo, contro gli altri, il voler primeggiare, il vincere le gare. Questo è il motivo”.

Ha citato la Ferrari. Vi approda nel 2009 coronando un sogno suo ma anche di molti tifosi: è soddisfatto così o avrebbe voluto far meglio?
“Ho fatto quello che potevo. Cambiare macchina a cinque gare dalla fine, una vettura tra l'altro totalmente diversa da quella che avevo… Sapevo a cosa andavo incontro e sapevo anche che la macchina della Ferrari, quell'anno, non fosse fra le migliori prodotte a Maranello. Però era il mio sogno da quando ero bambino, era la fine della mia carriera e devo dire che non ci ho pensato su due volte”.

E per la Rossa del futuro ha buone sensazioni? Le Mercedes vanno forte…
“Speriamo! Già quest'anno c'era la possibilità di far bene e sono convinto che nella prossima stagione si possa lottare alla grande”.

Per chiudere con il suo libro, “Il profumo dell'asfalto” mira anche a fare del bene…
“Una parte del ricavato andrà a Telethon. La prefazione del libro è stata fatta da Alessandro Florenzi, che è un uomo di Telethon e questo è stato molto importante. Spero che questo libro riesca ad arrivare a quante più persone possibile e, naturalmente, anche che possa piacere”.