Fenomeno Hamilton, a 300 all'ora verso il mito

E'stato sempre considerato un prodigio Lewis Hamilton. Uno di quei piloti che, in un paio d'anni di Formula 1, sono riusciti a far subito gridare al fenomeno. Debutto assoluto in categoria al volante di una McLaren che ancora andava forte, secondo posto il primo anno e vittoria il secondo, gare da manuale e altre che ancora mostravano quel sapore acerbo che ogni pilota giovane porta con sé. Per natura. Ripensando a come vinse il primo titolo, con quel sospirato quinto posto al Gp del Brasile del 2008 che beffò per un soffio il vincitore Felipe Massa, viene da chiedersi se quello non fu davvero il punto di non ritorno della Formula 1 così com'era conosciuta fino a quel momento. Non che sia stato facile attraversare il passaggio d'epoca. Lewis faticherà, come tutta la McLaren, negli anni che seguiranno il suo primo titolo iridato: l'anno della Brawn, il cambio di regolamento che arginò indirettamente lo strapotere Ferrari, gli anni d'oro di Vettel e della Red Bull. Una fase lunga un quinquennio, un passaggio, l'introduzione all'avvento del fenomeno Mercedes, che piazza al volante Lewis (guarda caso, proprio al posto di Schumacher) e Rosberg, pronta a fare la storia. Un anno di rodaggio, poi via con l'en plein.

A un passo dal mito

Non ha vinto negli Usa ma ha messo il marchio sulla storia di uno sport che lo sta vedendo fare qualcosa finora inimmaginabile: insidiare Michael Schumacher e quel record di sette mondiali, ritenuto per anni roba da supereroi. A un certo punto era sembrato quasi che potesse farlo Vettel, che effettuò il mitico passaggio dalla Red Bull alla Rossa di Schumi proprio per riportare la Ferrari ai fasti dell'asso tedesco, e magari stabilire il record di cinque successi di fila proprio al volante del Cavallino. Tutto questo, però, quando la meraviglia tecnica delle Mercedes era già una realtà concreta. Avrebbe potuto fare anche altro Hamilton, farlo lui il filotto e arrivare a cinque mondiali di fila, se l'accesa rivalità con il compagno Rosberg (nonché il suo talento) non avesse “imposto” un legittimo trionfo anche per lui. Il bello è che Lewis quel record può ancora farlo, perché dopo la doppietta 2014-2015 e l'anno del tedesco, è di nuovo a quota tre, tre mondiali di fila. Ad alcuni piloti, tanto per dare il peso della straordinaria carriera dell'inglese, ne è bastato uno per entrare nella storia. Altri ci sono entrati senza nemmeno vincere. Ma la storia, così come la intendiamo, a Hamilton non sembra interessare più di tanto ormai, lui punta alla leggenda. Solo uno prima di lui è riuscito a centrare sette mondiali, uno che nella leggenda ci è entrato di diritto. E Lewis, che si dichiara ancora al top, da quel mito è a un solo passo, con la seria consapevolezza che raggiungerlo non sarà poi così difficile. Se la Mercedes resta questa, beninteso. Dettaglio importante anche se, a ben vedere, non così essenziale: perché il bolide puoi anche averlo ma saperlo guidare è tutt'altra storia.