El Shaarawy e Cina: c'è chi dice no

Quando sembrava fatta è arrivato il gran rifiuto. Non ce l'ha fatta ad andare in Cina Stephan El Shaarawy, non ancora. Troppo presto a 27 anni, troppo diverso il campionato, troppo tutto. Troppi anche i soldi che gli avrebbero dato ma su quello si può sindacare fino a un certo punto perché, nel business del calcio, i compensi li decide chi detiene i patrimoni. E i cinesi investono parecchio, cercando di elevare il sistema calcistico locale grazie alla presenza di giocatori (e allenatori) di fama internazionale, anche se non necessariamente dei veri e propri fuoriclasse, sperando in tal modo di abituare i propri calciatori a più alti standard competitivi. I risultati, a ben vedere, non sono propriamente degni di nota: un po' perché i calciatori europei e sudamericani non sempre (anzi, quasi mai) si adattano al calcio cinese, e un po' per la radicazione di un sistema che, nonostante i grandi investimenti, deficita ancora di un'importante strategia a livello giovanile. Basti pensare che la Nazionale cinese si è qualificata al Mondiale solo una volta (nel 2002) chiudendo senza gol né punti, limitandosi solo a un secondo posto (nel 2004, in casa) nella Coppa d'Asia, steccando anche quando (2015 e 2019) era accreditata tra le possibili rivelazioni.

I precedenti

Ora, al netto di importanti (molto importanti) investimenti in Europa in piazze storiche (vedi Milan e Inter), l'attrattiva del campionato cinese continua a restare ambigua. Se da un lato la prospettiva economica è certamente importante, il percorso di ambientamento si rivela spesso più difficile del previsto, molto di più di quanto non accada nei Paesi arabi (dove il livello è effettivamente salito) o negli Stati Uniti. Avrà probabilmente valutato anche questo El Shaarawy, preferendo trascorrere la fase matura della sua carriera senza operare cambiamenti così radicali. Una scelta che, a ogni modo, non è che abbia poi tanti precedenti: basti pensare che, nel 2016, dal Chelsea alla Cina si trasferì uno come Ramires (all'epoca 29enne), titolare della nazionale brasiliana. La stessa scelta che operò anche il connazionale Paulinho nel 2015 (a 27 anni) e, nello stesso periodo, anche Graziano Pellé (31 anni) e Oscar (26 anni). Tutti, naturalmente, per cifre altissime sia per il cartellino che per il compenso. E tutti calciatori che, a dire il vero, in Cina si sono ambientati anche se Paulinho non esiterà ad accettare il Barcellona due anni dopo, così come Ramires il Palmeiras nel 2019. Più difficile l'esperienza cinese di altri giocatori importanti come Gervinho (sfortunata la sua esperienza all'Hebei, dove volò per firmare un contratto da 8 milioni) e l'ex Napoli Marek Hamsik (al Dalian), uno tornato in Italia dopo due anni di scarsa attività, l'altro a sua volta in aria di ritorno.

Nuovi traguardi

Il Faraone giallorosso ha deciso che, almeno per il momento, questa avventura non la proverà. Anche, probabilmente, a fronte di una stagione alla Roma che, nonostante gli alti e bassi della squadra, lo ha visto assoluto protagonista e capocannoniere. Proverà a giocarsi ancora le sue carte, per capire se, a 27 anni, sia davvero il momento di prendersi i palcoscenici che uno col suo talento merita di prendere. Questo, ovviamente, starà a lui.