De Rossi, l'ultima conferenza da romanista

Un tweet per comunicare al popolo giallorosso la scelta conclusiva dopo 18 anni di onorata carriera, tutti con la stessa maglia: la Roma annuncia così che quella con il Parma, ultima del campionato 2018-2019, sarà anche l'ultima di Daniele De Rossi. Non della sua attività professionistica, ormai questo è chiaro, ma della sua storia con la casacca giallorossa sì. Esattamente due anni dopo l'addio di Francesco Totti, tocca anche al Capitan Futuro diventato Presente, leader in campo e nello spogliatoio, porgere i suoi saluti allo Stadio Olimpico da calciatore. Una decisione presa dalla società, che lo ha comunicato al giocatore nella giornata di ieri organizzando al più presto una conferenza stampa per spiegare il tutto. De Rossi se l'aspettava, e lo ha chiarito subito, visto che “ho 36 anni e non sono scemo. Ho vissuto nel mondo del calcio: se nessuno ti chiama per un anno o per 10 mesi nemmeno per ipotizzare il contratto la direzione è quella”. Ma questo, sottolinea immediatamente, non è un motivo per creare malumori: “C’è una società a posta che decide se puoi o non puoi giocare. Possiamo discutere 10 ore su quanto sarei potuto essere importante per la squadra, che non li guardo perché altrimenti scoppio, ma qualcuno un punto deve metterlo”.

I tifosi

Di sicuro, la doccia fredda è arrivata per i tifosi giallorossi che, visto l'andamento altalenante della squadra in questa stagione, hanno sempre visto in De Rossi il loro vero leader, nonostante abbia giocato meno di altri anni. E sono proprio quei tifosi la conquista più grande del numero 16: “L'hanno dimostrato negli anni di tenere veramente a me. Io ho fatto la stessa scelta, ci sono stati 3 o 4 anni in cui ho avuto l'opportunità di andare in squadre che avrebbero potuto vincere più della Roma. Ci siamo scelti a vicenda, oggi sarebbe un dramma se io o loro dicessimo il contrario”. Al momento, la proposta di un ruolo dirigenziale non fa per lui: “Non ho cercato altre squadre, fino a Genova ero convinto della Champions e non volevo distrarre qualcuno. Mi sono arrivati 500 messaggi, non ho visto se ci sono offerte… Mi sento ancora calciatore ed ho voglia di continuare, mi farei un torto se smettessi ora”.

Il romanismo

Che succederà senza De Rossi? Verrà meno quel romanismo che, negli ultimi decenni, ha così fortemente caratterizzato la compagine giallorossa? Per il capitano giallorosso “il romanismo è importante ed è in mani salde. Lorenzo e Alessandro (Pellegrini e Florenzi, ndr) possono continuare l’eredità, non devono scimmiottare me e Francesco. Cristante non è romanista, ma dà l’anima in campo. La Roma ha bisogno di professionisti, poi se sono romanisti abbiamo fatto bingo”. Ora la volata Champions, fino al 26 maggio contro il Parma, partita che quando De Rossi stava per affacciarsi in prima squadra, nel 2001, sancì la vittoria del terzo scudetto romanista. Poi si vedrà: “Io il 27 maggio ho alle 15 un aereo e vado in vacanza. Ho bisogno di passare un po’ di tempo senza pensare al calcio, anche se poi dovrò trovare una squadra. Devo parlarne a casa, con me stesso, col mio procuratore, troppa gente dovrò interpellare, vedremo”.