Caso ultras, Agnelli inibito per un anno

Un anno di inibizione e 20.000 euro di ammenda. E’ la condanna inflitta al presidente della Juventus Andrea Agnelli dal tribunale Federale, sezione disciplinare, della Figc, al termine del processo per i rapporti non consentiti con gli ultras bianconeri. Alla società è stata inflitta un ammenda di 300.000 euro. In una nota della Figc si legge che il tribunale, “ha accolto parzialmente il deferimento proposto dal Procuratore Federale e, per l’effetto, in parziale ridefinizione delle richieste formulate ha disposto” le stesse sanzioni per Andrea Angelli, Francesco Calvo e Stefano Merulla mentre Alessandro Nicola D’Angelo è stato inibito per 15 mesi, oltre all’ammenda di 20.000 euro.

“Modus operandi”

Nelle 13 pagine della sentenza è scritto che “Sono emersi elementi di chiara colpevolezza a carico degli odierni deferiti”. Andrea Agnelli è stato ritenuto colpevole per i rapporti non ortodossi che la Juventus ha tenuto con la sua tifoseria allo scopo di mantenere l’ordine pubblico nei settori dello stadio occupati dagli ultras, cui venivano destinati “biglietti e abbonamenti, anche a credito e senza previa presentazione dei documenti di identità dei presunti titolari, in violazione delle disposizioni di norme di pubblica sicurezza”. Una circostanza definita “preoccupante, anche in ragione del fatto che non sono stati fenomeni sporadici e occasionali”. “Le vicende contestate in realtà – scrive la sezione disciplinare del tribunale federale nazionale – assurgono a vero e proprio ‘modus operandi‘ di una delle società più blasonate a livello europeo per un lunghissimo arco di tempo ed hanno trovato la loro conclusione non già a seguito di un volontario cambio di rotta societario, ma esclusivamente per l’avvenuta conoscenza delle attività di indagine della Procura della Repubblica di Torino”.

Fenomeno di lunga durata

“L’ampiezza temporale del fenomeno descritto in deferimento – si legge ancora nel provvedimento – l’entità dei tagliandi e degli abbonamenti distribuiti oltre il limite normativo agli esponenti del tifo organizzato induce a ritenere sicuramente violata la disciplina in questione, a prescindere dalla dibattuta effettiva conoscenza della circostanza che i beneficiari fossero dediti al bagarinaggio ovvero fossero esponenti della criminalità organizzata (la qual cosa, fra l’altro non risulta adeguatamente provata tanto è vero che la notizia ufficiale riferita alla presunta appartenenza dei citati soggetti a cosche illecite, venne resa pubblica in epoca successiva rispetto ai rapporti intercorrenti tra la dirigenza e la tifoseria, e che non appena appresa la notizia, ogni contatto ebbe immediato termine)”.

Il presidente “non ha fatto nulla”

Secondo il tribunale, Andrea Agnelli “nulla ha fatto per evitare il perpetrarsi di tali gravissime condotte. In atti non è fatto mistero – si legge ancora nel dispositivo della sentenza – che l’intero management fosse votato a ricucire i rapporti con gli ultras e ad addolcire ogni confronto con i Club, al punto da favorire concretamente ed espressamente le continue richieste di agevolazioni così da rendersi disponibili a scendere a patti pur di non urtare la suscettibilità dei tifosi, il cui livore avrebbe comportato multe e sanzioni alla Juventus. Oltre tutto la nuova struttura (Juventus Stadium) – spiega il tribunale – necessitava di un preconfezionato ordine gestionale delle curve al cui interno avrebbero dovuto albergare tutti i tifosi più ‘caldi’, in modo tale da avere la immediata percezione di cosa stesse accadendo sugli spalti. In ciò infatti risiede la ‘ratio’ dei gesti accondiscendenti posti in essere in favore della tifoseria che si ritiene siano stati quanto meno tacitamente accettati dalla Presidenza. In tale contesto devono, pertanto, essere inquadrate anche le condotte contestate dall’Agnelli che nulla ha fatto per evitare il perpetrarsi di tali gravissime condotte”.

Gli altri condannati

Sempre dal dispositivo emerge che “dagli atti versati in giudizio”, Francesco Calvo (direttore commerciale della Juventus Fc), Alessandro Nicola D’Angelo (dipendente addetto alla sicurezza del club) e Stefano Merulla (responsabile del ticket office del club bianconero) “non sembrano mai preoccupati dell’eventuale circostanza che gli illeciti posti in essere vengano scoperti dal Presidente Agnelli e dai vertici societari (cosa che invece dovrebbe essere normale qualora un preposto contravvenga in maniera cosi’ abituale e reiterata a norme di legge e/o a direttive)”.