Calcioscommesse, stangata per Armando Izzo: 18 mesi di squalifica e 50mila euro di ammenda

Una vera e propria stangata per Armando Izzo: il difensore del Genoa, infatti, per qualche mese anche in orbita nazionale, ha ricevuto dal Tribunale nazionale federale una maxi-squalifica di diciotto mesi nell’ambito dell’inchiesta sul calcioscommesse, che lo vede accusato di omessa denuncia. I fatti che coinvolgono il giocatore del Grifone, risalgono ai tempi in cui vestiva la maglia dell’Avellino, in Serie B, nel corso della stagione 2013-2014, durante la quale, secondo l’accusa, sarebbe stato coinvolto nel presunto tentativo di combine dei match della squadra irpina contro Reggina e Modena. L’interdizione dai campi risulta inferiore ai sei anni chiesti inizialmente (la richiesta più pesante mai avanzata per casi di calcioscommesse), a seguito del decadimento della maggior parte delle altre accuse avanzate dalla Procura, tra le quali quella di illecito.

Annunciato ricorso

Immediati gli effetti della condanna: il giocatore, infatti, non potrà scendere in campo già a partire dal prossimo incontro di campionato della squadra genovese (al Ferraris, contro la Lazio) né partecipare attivamente alla prossima stagione, quella che culminerà con il Mondiale di Russia per il quale, con ogni probabilità, il difensore genoano non potrà giocarsi le sue chance di convocazione. A ogni modo, il legale del calciatore 25enne, Antonio De Rensis, ha già annunciato che ricorrerà in appello. Nei confronti di Izzo, anche un’ammenda di 50 mila euro, comminata anche alla squadra dell’Avellino che, per la stagione in corso, riceverà anche 3 punti di penalizzazione (invece dei 7 inizialmente chiesti dalla Procura).

Gli altri coinvolti

Mano pesante anche per Luca Pini, militante nell’Asd Atletico Tor Bella Monaca all’epoca dei fatti, squalificato per cinque anni e sanzionato con 50 mila euro di ammenda. La stessa pena è stata comminata anche a Francesco Millesi, ex giocatore dell’Avellino. Proscioglimento, invece, per il calciatore del Cagliari Fabio Pisacane e per il presidente della società avellinese, Walter Taccone. Come loro, prosciolti anche gli altri tesserati (all’epoca) dell’Avellino coinvolti, Raffaele Biancolino, Luigi Castaldo e Mariano Arini.