Calcio: la procura ha chiesto il fallimento del Parma

Continua la via crucis della squadra emiliana: la procura di Parma ha chiesto il fallimento della società per inadempienze fiscali; l’udienza è fissata per il 19 marzo. Ancora niente invece riguardo gli stipendi dei giocatori: era passato un altro giorno con le rassicurazioni del presidente Manenti sui pagamenti ma delle parole non si è ancora passati ai fatti.

Indiscrezioni parlano di bonifici per 30 milioni di euro in arrivo da un istituto di credito estero ma ancora una volta tutto slitterebbe a domani. La conferma che tutto sarebbe regolare  il presidente del Parma Fc l’ha data al telefono a dipendenti e giornalisti e intanto oggi Manenti è in Slovenia, esattamente a Nova Gorica, dove ha sede la sua società, la Mapi Group: ”Confermo che il pagamento è stato eseguito – ha ripetuto il patron – ma vado in Slovenia per snellire le pratiche. La fase uno è chiusa, ora ci concentriamo sulla fase due che è quella di regolare la situazione con i fornitori”.

Per ora la squadra, compresi i giocatori  sono fiduciosi  aspettando pazientemente sino a fine settimana, e dopo l’incontro  di questi con il presidente dell’Associazione italiana calciatori Damiano Tommasi e il direttore Gianni Grazioli, è stato deciso di non procedere con la messa in mora della società. “Il perche’ della proroga prima della messa in mora? Al di là del bonifico o meno c’e’ un interlocutore che si esprime e si muove con un progetto futuro, ed è anche facile dargli credito – commentava ieri Tommasi- parliamo anche di una situazione che si protrae da tanto tempo, ma la nuova società è entrata da pochi giorni. Anche i ragazzi pensano sia logico dare altro tempo. La situazione da parte nostra apre a valutazioni sulle norme di iscrizione e di controllo durante la stagione che devono essere inasprite”.

Prossimamente però si dovrà fare i conti anche con il socio di minoranza Energy T.I. Group: la società che detiene il 10 per cento del Parma Fc ha chiesto infatti il commissariamento del club per gravi irregolarità nella nomina e nella composizione del consiglio d’amministrazione, sia nell’era Taci che in quella attuale.