Addio a Felice Gimondi, il campione che battè il Cannibale

Per descrivere la carriera di Felice Gimondi basti pensare che si incrociò con quella di un fuoriclasse di nome Eddy Merckx. E che riuscì a non esserne oscurata, anzi. Con la morte del ciclista di Sedrina, avvenuta improvvisamente a 76 anni di età, il mondo dello sport italiano perde tanto, uno di quegli atleti in grado di segnare un'epoca sportiva non solo per le sue capacità ma perché capace di trasformare una rivalità in leggenda. Unico, a cavallo fra gli anni 60 e 70, a reggere e, qualche volta a star davanti, al dominio del Cannibale belga, la classe di Gimondi era quella del ciclismo degli albori, tutto allenamenti e sacrificio. E con Eddy fu una disputa sportiva decisamente d'altri tempi, l'unica in grado di far rivivere i fasti dei duelli fra Coppi e Bartali.

L'addio del rivale

Si trovava al mare Gimondi, a Giardini Naxos, quando il malore (probabilmente causato da un infarto) è comparso improvviso, vanificando ogni tentativo di soccorso, compreso quello di una motovedetta della Guardia Costiera, che si è avvicinata per recuperare l'ex ciclista che, in quel momento, stava facendo il bagno nelle basse acque della costa messinese. E fra i primi a mostrare sconforto e incredulità per questo addio così improvviso c'è proprio lui, l'avversario di sempre: “Stavolta perdo io – ha commentato Merckx all'Ansa -. Perdo prima di tutto un amico e poi l’avversario di una vita. Abbiamo gareggiato per anni sulle strade l’un contro l’altro ma siamo diventati amici a fine carriera. L’avevo sentito due settimane fa così come capitava ogni tanto. Che dire, sono distrutto”.

Fra i più grandi

“Come Felice non ne nascono tutti i giorni”, ha detto il Cannibale. Ed è vero: solo ad altri sei ciclisti, oltre a lui, è riuscito di portare a casa tutti e tre i grandi giri. Gimondi vinse tre Giri d'Italia, un Tour e una Vuelta, praticamente tutti alla fine degli anni Sessanta. Tranne uno, la Corsa rosa del 1976, quando assieme alla Maglia rosa si prese anche il record (tuttora imbattuto) di podi al Giro d'Italia (ben nove). Numeri che danno il peso di chi fosse Gimondi e di cosa abbia rappresentato per la storia di questo sport. Il campione che fronteggia l'altro campione e che vince, facendo innamorare una generazione intera di giovani sportivi e tracciando una strada che, di diritto, lo ha portato nell'olimpo dei grandissimi.