Dio ha scritto un libro stupendo

Nulla meglio della contemplazione del mare rappresenta l’idea di un’assoluta libertà, di una incondizionatezza data dall’assenza di limiti, di un’apertura verso infinite possibilità che ancora non sono conosciute; e nulla meglio della contemplazione della montagna rappresenta la consapevolezza dell’inevitabile presenza di un limite, di un ostacolo difficilmente superabile che, però, può divenire occasione utile al ripensamento di un’identità. Papa Benedetto XVI, nell’ Introduzione al Cristianesimo, parla del limite proprio come elemento imprescindibile alla luce del quale potersi costruire, leggere, dare una forma. Infatti, il confine permette da una parte il riconoscimento di ciò che viene compreso all’interno di tale confine e, dall’altra, il riconoscimento di ciò che è esterno al limite, che esula dall’ostacolo in quanto lo oltrepassa. Tale dialettica conoscitiva permette la comprensione di un dentro, ovvero la propria identità, e di un fuori, ovvero il mondo esterno con il quale il dentro deve in qualche modo rapportarsi. 

Invece, l’assenza di un confine contro il quale scontrarsi o, quantomeno, con il quale relazionarsi, unita alla tendenza tutta contemporanea a voler eliminare ciò che risulta essere un faticoso ostacolo o che implica uno sforzo soggettivo, conduce a quello smarrimento, a quella confusione, a quella mancanza di slancio vitale, a quella liquidità che pare caratterizzare sempre più persone. Al contrario di ciò che comunemente viene creduto, l’assenza del limite non libera, bensì imprigiona portando ad una progressiva liquefazione di sé. Ciò significa che la “libertà del mare” sopra accennata è in qualche misura sbagliata? O che debba essere evitata? No, di certo: l’assoluta libertà del mare infatti, affinché non scivoli nell’indeterminatezza e nella liquidità, deve essere ricondotta al limite posto dalla montagna così come l’ostacolo della montagna, per poter essere superato, dev’essere ricondotto a sua volta alla libertà del mare affinché non diventi un elemento di oppressione. Come Hegel scrive nei Lineamenti di una Filosofia del Diritto: «Quando si sente dire che la Libertà in generale consisterebbe nel poter fare ciò che si vuole, una tale rappresentazione può essere presa soltanto per mancanza totale do ogni educazione del pensiero». 

Ma sia il mare, sia la montagna, insieme all’infinita varietà partecipativa che entrambi comprendono in sé in quanto parte di quel «sistema aperto» del quale abbiamo già avuto occasione di citare, ammiccano alla presenza dell’Oltre, dell’Uno capace di fondarli. Il molteplice, nelle sue forme relazionali, è infatti stupenda espressione dell’Unità che sta loro dietro e che può essere colta solo attraverso il contemplare. Colui che non contempla e che, anzi, ritiene tale azione come qualcosa di inutile, difficilmente potrà cogliere la Bellezza del molteplice che, pur rimanendo molteplice – ovvero pur permanendo nel proprio essere identitario, richiama alla presenza di un’Unità che lo trascende e lo fonda. Nella contemplazione, risulta quasi impossibile non guardare al molteplice come estrinsecazione di una singolarità capace di armonizzare in sé tale molteplice. E forse proprio il molteplice inteso come espressione di un Uno rende capaci di contemplarlo, a sua volta, come qualcosa di Bello, Voluto, Libero e Amato. 

Un sacerdote del territorio toscano scrive: «Dio ha scritto un libro stupendo» nel quale ogni lettera non è posta secondo il caso, bensì è intenzionalmente parte di un capitolo; d’altronde, se le lettere fossero disposte a caso, risulterebbe del tutto impossibile leggere. Ogni capitolo è legato a quello precedente e a quello successivo. L’insieme dei capitoli rende possibile la visione della trama nella sua totalità e, alla fine, la totalità ammicca alla presenza di un autore capace di scrivere e che scrive. 

Il Contemplare è la capacità di cogliere, oltre la trama, proprio quell’Unico Autore che ha posto l’Unità dell’essere. È un’azione che può scaturire in ogni momento, in ogni luogo: al mare, in montagna, in città, in viaggio o rimanendo fermi, in piedi oppure seduti sull’autobus. È un vedere capace di guardare, è un leggere capace di cogliere il pensiero dell’Autore.