La vita e il martirio di santa Giulia

Santa Giulia, martire, Cartagine (Tunisia), 400 ca.- Corsica (Francia), 439 ca. E’ molto venerata in Italia (è patrona di Brescia, Bergamo e Livorno), nonostante le reali notizie storiche sulla sua vita siano scarse. Secondo la tradizione agiografica è una nobile cartaginese catturata dai conquistatori vandali: è venduta come schiava a un mercante di nome Eusebio, che la conduce in Siria.

Morte

Mentre è in viaggio col suo padrone, la nave naufraga e giunge in Corsica. Tutti i naufraghi, compreso Eusebio, offrono sacrifici agli dèi per ringraziarli di essere sopravvissuti; Giulia, essendo cristiana, è l’unica a non onorare gli dèi pagani. Il governatore del luogo, di nome Felice, si invaghisce di lei e vuole acquistarla, ma Eusebio rifiuta di cederla. Un giorno Felice, approfittando dell’ubriachezza di Eusebio, propone a Giulia la libertà dalla schiavitù in cambio di sacrifici agli dèi pagani; lei, ancora una volta, rifiuta decisamente di abiurare la fede cristiana.

Viene flagellata, le vengono strappati i capelli e infine è inchiodata in croce come Cristo, che lei segue con assoluta fedeltà, e gettata in mare ancora legata a essa. Alcuni monaci della vicina isola di Gorgona, avvisati in sogno, recuperano il corpo della martire e, dopo averlo cosparso di aromi, lo depongono in un sepolcro. Nell’VIII secolo le sue reliquie vengono portate a Brescia.

Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi