Santa Lucia e la devozione popolare secondo Francesco

Lucia

In occasione della festa liturgica di Santa Lucia, In terris ha intervistato sulla devozione popolare il vescovo salesiano Enrico dal Covolo. L'insigne teologo per due mandati (dal 2010 al 2018) Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense e attuale Assessore del Pontificio Comitato di Scienze Storiche analizza la pietà popolare secondo papa Francesco e la radicata connessione tra santità e teologia. La giovane Lucia di Siracusa scelse di donare le ricchezza della propria famiglia ai poveri, invece che condividerla con un pagano che voleva sposarla. A causa della sua fede e per il mancato amore corrisposto, Lucia venne denunciata alle autorità romane e condannata alla pira. La morte, tuttavia, non sopraggiunse immediatamente e mentre era avvolta tra le fiamme Lucia avvertì la folla che il suo decesso non avrebbe spaventato i cristiani, bensì addolorato i non credenti. La giovane morì solo dopo aver ricevuto la comunione. Una figura molto amata dalla pietà popolare e alla quale sono legate secolari tradizioni.

Monsignor dal Covolo, oggi la Chiesa festeggia Santa Lucia. Da cosa nasce la vastissima venerazione per la protettrice della vista? 

“Dal martirio che conferisce un universale valore esemplare alla vita donata per testimoniare la fede.Stiamo vivendo una fase storica di forte impulso di studi specialistici che riscoprono l'importanza della devozione popolare come fonte teologica e questo è sicuramente un dato positivo”.

 Su quale impostazione di fondo poggia il rilievo che papa Francesco attribuisce alla devozione popolare?

“Il Santo Padre ci ricorda spesso il profondo significato della pietà popolare, da lui apprezzata come tesoro da custodire perché ha in sé una forza evangelizzatrice in cui opera lo Sprito Santo, come ribadito dal Pontefice nella sua esortazione apostolica Evangelii gaudium”.

Come si caratterizza la devozione popolare secondo Francesco?

“Il Papa ha raccontato in modo efficace e commovente la sincera devozione verso i profili di santità che sua nonna gli ha trasmesso da bambino. A partire da questo insegnamento domestico e dall'esperienza personale, il Santo Padre ha sviluppato un' articolata catechesi sulla santità della porta accanto, prima a Camerino durante la sua visita di giugno alle popolazioni terremotate poi la festività di Ognisanti. In particolarte, nel giorno in cui la Chiesa festeggia insieme tutti i Santi, il Pontefiece ha folcalizzato la riflessione sull'esemplarità della sconosciuta testimonianza silenziosa di fede”.

In cosa consiste la santità della porta accanto?

“E' il modello di fede testimoniato nella quotidianità. Lo scorso 1° novembre, Papa Francesco ha incentrato l'Angelus su un appassionato elogio della “santità della porta accanto”, rappresentata da quelle persone che “vivono vicino a noi tutti i giorni e con il loro operare sono un riflesso della presenza di Dio”. Perchè ogni giorno in mezzo a noi “ci sono tante testimonianze guardando le cui vite veniamo stimolati ad imitarle”. E loro, così come i Santi celebrati dalla Chiesa “sono persone che si sono abbandonate a affidate a Dio con fiducia e amore”. E, ci ricorda il Pontefice, il ricordo e la festività dei Santi ci induce ad alzare gli occhi verso il cielo: non per dimenticare, ma per affrontare con ancora maggiore coraggio e speranza la nostra realtà sulla terra”.

Qual è la funzione dei profili di santità?

“Santi e Beati ci sono di sostegno perché pendono credibile e visibile che è sempre possibile cercare Dio, e lasciarsi cercare da Lui”. La teologia vera è la curiosità per qualcuno che amiamo e cioè Cristo e la Chiesa”.

Come interagiscono santità e teologia?

“Papa Francesco incontrando il mondo accademico ha ricordato come il teologo che si compiace del suo pensiero completo e concluso sia un mediocre, mentre il buon teologo e filosofo è sempre aperto e incompleto secondo il pensiero di San Vincenzo di Lerins, secondo il quale la teologia si consolida con gli anni, si dilata con il tempo e si approfondisce con l’età”.

Qual è l'identikit del teologo che veramente aiuta a trovare Dio?

“Il teologo che non prega e non adora Dio, si perde nel narcismo. Se trasformassimo la teologia in raccolta di dati, non creerebbe domande, dubbi, consapevolezza o decisioni, ma solo un passivo apprendimento. Papa Francesco ci richiama costantemente alla necessità di una vera ermeneutica evangelica, per capire meglio la vita, il mondo e gli uomini. C’è bisogno di fare sintesi, di fare una ricerca basata sulle verità di ragione e di fede, attraverso la teologia e la filosofia”.