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San Giovanni XXIII: un esempio di traboccante bontà e umiltà

San Giovanni XXIII, Papa. Sotto il Monte (Bergamo), 25/11/1881 – Roma, 3/06/1963. Nasce da una numerosa famiglia contadina, dalla quale impara che la povertà è una vera e propria benedizione del Signore.

Avvenimenti

• A 12 anni entra nel seminario di Bergamo: il 15 agosto 1904 viene ordinato sacerdote. È professore nel seminario di Bergamo e cappellano militare durante la Prima guerra mondiale.

Nel 1925 è consacrato vescovo. È visitatore apostolico in Bulgaria, vicario apostolico in Turchia, nunzio apostolico in Francia e cardinale; nel 1953 è nominato patriarca di Venezia.

Il 28 ottobre 1958 è eletto papa: durante il suo breve pontificato promuove il concilio Vaticano II. La sua bontà lo fa divenire un pastore amato in tutto il mondo.

• Qualche giorno prima di morire affida al professor Mazzoni (allievo e anestesista del professor Valdoni, che lo segue nella fase terminale della malattia) un documento firmato, in cui lo incarica di effettuare il trattamento per la conservazione della sua salma (il papa non desidera che si ripeta quanto accaduto alla salma di Pio XII, malamente imbalsamata). Poche ore dopo la morte, non appena lo scultore Manzù termina di fissare le sembianze del suo volto con la creta, il dottor Goglia, anatomico del Gemelli, inietta nella vena del polso destro del papa dieci litri di un liquido speciale, che in alcune ore raggiunge ogni più piccolo capillare bloccando ogni processo degenerativo. Questo ha permesso trentotto anni dopo la morte, durante la ricognizione della salma per la beatificazione, di trovare il corpo del pontefice ottimamente conservato.

Aneddoti

• Nella sua fanciullezza vive in una famiglia composta da ben trentadue persone.

Ammette di aver imparato il latino a suon di sberle dal parroco di Carvico, don Bolis, che gli impartisce lezioni private e che poi riesce a iscriverlo al collegio vescovile di Celana, vicino a Bergamo. Ogni giorno per andare a Celana deve fare dodici chilometri tra andata e ritorno e spesso mette le scarpe in spalla per non consumarle.

• Quando da vescovo e da nunzio attraversa in auto i paesini del bergamasco chiede all’autista di suonare il clacson in modo che tutti riconoscessero il suo passaggio.

• Quando Boris di Bulgaria sposa Giovanna di Savoia col rito ortodosso invece di quello Cattolico, come aveva promesso a Roncalli visitatore apostolico in Bulgaria, Pio XI costringe Giovanni a rimanere in ginocchio davanti a lui con gli occhi bassi mentre sfoga per mezz’ora la sua irritazione. Mentre è nunzio apostolico in Francia durante un banchetto viene posto vicino a una donna molto elegante e con una scollatura molto generosa. Arrivati alla frutta, Giovanni le offre con insistenza una mela e allo stupore della donna le dice: «La prenda, signora, perché solo dopo averla mangiata Eva si accorse di essere nuda».

• Appena eletto pontefice, prima di parlare dal balcone, attraverso gli altoparlanti la folla raccolta in piazza San Pietro lo sente dire con estrema sicurezza al cerimoniere, tutto impegnato a suggerirgli il comportamento e le parole da usare: «So, so quello che devo fare» come fosse papa da tempo.

• Quando un alto prelato si meraviglia che come pontefice abbia scelto il nome di Giovanni cosa che non avveniva da cinquecento anni, il neoeletto risponde che proprio questa è una ragione di più per adottare tale nome.

• A chi gli domanda che cosa abbia provato nel momento dell’elezione a pontefice, risponde «Certamente molta emozione e inquietudine, ma anche la sensazione di un bambinello in fasce perché la veste che mi hanno messo addosso era talmente stretta che mi opprimeva come delle bende».

• In visita al carcere di Regina Coeli inizia il discorso ai detenuti con queste parole: «Anche un mio parente è stato in prigione perché andava a caccia senza permesso».

• Mentre passa tra i fedeli sente una donna esclamare: «Mio Dio, quant’è grosso!». Giovanni le risponde prontamente: «Cara signora, il conclave non è un concorso di bellezza!».

Trova pesante il protocollo che richiede che il papa mangi da solo. A questo proposito fa questa considerazione: «Mi sembra di essere un seminarista messo in punizione. Anche Gesù amava mangiare in compagnia!».

Ha una memoria formidabile: anche da pontefice si ricorda il nome di tutti gli abitanti di Sotto il Monte.

• Elimina il divieto per cui durante la passeggiata del papa nei giardini vaticani veniva vietato l’ingresso dei visitatori alla cupola di San Pietro, dicendo: «Perché i fedeli non dovrebbero vedermi mentre passeggio? Mica faccio niente di scandaloso!».

• Va in visita all’ospedale dello Spirito Santo, gestito da religiose. La superiora si presenta al pontefice con queste parole: «Santità, sono la superiora dello Spirito Santo!». Papa Giovanni le risponde: «Voi si che siete importante, io non sono altro che il vicario di Gesù Cristo».

• Quando è pontefice un suo collaboratore gli dice che un suo determinato provvedimento avrebbe potuto incontrare l’opposizione del cardinal Canali. Invece di invocare la superiorità dell’autorità papale Giovanni risponde bonariamente che anche da bambino era solito “saltare i canali”.

Definisce la sedia gestatoria la poltrona più scomoda che esista, anche perché il suo dondolio gli scatena delle vertigini.

• Il cardinal Tardini arriva a definirlo “scansafatiche”. Papa Giovanni ammette che a volte, quando è angustiato da qualche serio problema, schiaccia un pisolino sperando che al risveglio abbia la soluzione per ispirazione divina.

É solito definire “i miei carcerieri” le persone addette al suo servizio: il maestro di camera, il prefetto delle cerimonie e il comandante della gendarmeria.

• A volte durante la notte si sveglia d’improvviso pensando a qualche problema difficile da risolvere, allora dice a se stesso: «Ne parlerò col papa». Poi, ricordandosi che il papa è lui dice: «Allora ne parlerò al buon Dio».

• Dopo aver indetto il concilio, tanta è la preoccupazione che fa fatica ad addormentarsi; ci riesce facendo questa considerazione: «Giovanni, non sei tu che guidi la Chiesa, ma lo Spirto Santo e se è lui che la guida, allora, Giovanni, dormi, dormi tranquillo!».

• A chi gli domanda che cosa avrebbe desiderato fare alla chiusura del concilio, risponde: «Trascorrere un’intera giornata a lavorare i campi insieme ai miei fratelli!».

Spiritualità

Trabocca di bontà e di comprensione verso tutti. Coltiva lo spirito di umiltà, di semplicità e di santa letizia.

Morte

Un tumore allo stomaco lo porta rapidamente alla morte. In questo periodo di sofferenza scrive: «Non preoccupatevi eccessivamente per me, perché le valigie sono sempre pronte e io sono prontissimo a partire. Mi sento in comunione con tutti quelli che soffrono negli ospedali e sono angosciati. Non è il momento di piangere, è un momento di gioia e di gloria, soffro con amore! In terra tutto è finito, tutto comincia in cielo». Il segretario monsignor Capovilla, piangendo, lo informa che quello è il giorno dell’incontro con Gesù: papa Giovanni riesce a scherzare e dice che il segretario non può piangere nell’annunciare la partenza del suo superiore per il Paradiso. Si confessa e riceve il Viatico. Offre le sue sofferenze per tutti. Le sue ultime parole sono: «Madre mia, fiducia mia», giaculatoria imparata da seminarista. Muore alle ore 19:49 del 3 giugno 1963; nello stesso istante il professor Gasparrini, che raccoglie l’ultimo battito del suo cuore, ode chiaramente il sacerdote che celebra la Messa nella stanza adiacente dire: «Andate, la Messa è finita». Il cardinal Traglia, che sta celebrando la Messa a piazza San Pietro, legge proprio in quell’istante dal Vangelo di Giovanni: «E Dio mandò un uomo, di nome Giovanni». Viene beatificato nel 2000 e canonizzato nel 2014.

Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi

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