San Barnaba: il figlio dell’esortazione e della consolazione

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San Barnaba è chiamato apostolo, pur non essendo dei Dodici, perché è uno dei primi ad aver abbracciato il cristianesimo dopo la risurrezione di Gesù. La maggior parte delle informazioni su di lui sono contenute negli Atti degli Apostoli: “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune… Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno. Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba, che significa ‘figlio dell’esortazione’, un levita originario di Cipro, che era padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò l’importo deponendolo ai piedi degli apostoli”.

La tradizione – riportata da Eusebio di Cesarea che attinge da Clemente Alessandrino – lo annovera anche fra i 72 discepoli inviati dal Messia in missione per annunciare il Regno di Dio, quindi già nella cerchia dei seguaci di Cristo. Stabilitosi inizialmente a Gerusalemme e chiamato anche “figlio della consolazione, è il primo ad accogliere Paolo appena convertitosi sulla via di Damasco. In quel periodo la comunità cristiana dubita ancora dell’antico persecutore Saulo, ma lui, invece, ha molta fiducia in quello che sarebbe diventato “l’Apostolo delle Genti”. Ritenuto “uomo virtuoso, pieno di Spirito Santo e di fede”, Barnaba viene mandato ad Antiochia di Siria, da dove era giunta la notizia di numerose conversioni. Non ha incertezze: “Vide la grazia del Signore e si rallegrò” esortando “tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore”. Insieme a Paolo – del quale richiede il supporto – si dedica all’evangelizzazione di quell’importante città.

I due restano ad Antiochia per un anno istruendo molte persone ed è proprio lì che “per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani”. Successivamente si dedicano a una nuova missione recandosi a Cipro e nell’Anatolia centro-meridionale. Con loro, per un periodo, c’è anche Giovanni, detto Marco (l’evangelista), cugino di Barnaba. Partecipano, attorno all’anno 49, al cosiddetto Concilio di Gerusalemme dove, dopo un approfondito esame, gli apostoli con gli anziani decidono di disgiungere la pratica della circoncisione dall’identità cristiana aprendo la Chiesa ai pagani e non solo agli ebrei. Poco dopo Barnaba e Paolo si preparano a una nuova missione. Barnaba vorrebbe coinvolgere ancora Giovanni, mentre Paolo è contrario: non si fida di quel giovane che si era separato da loro durante il viaggio precedente. Non trovando un accordo, le loro strade si dividono e Barnaba s’imbarca per Cipro con il cugino.

“Anche tra Santi – osserva Benedetto XVI in una catechesi sui primi discepoli – ci sono contrasti, discordie, controversie. E questo a me appare molto consolante, perché vediamo che i Santi non sono ‘caduti dal cielo’. Sono uomini come noi, con problemi anche complicati. La santità non consiste nel non aver mai sbagliato, peccato. La santità cresce nella capacità di conversione, di pentimento, di disponibilità a ricominciare, e soprattutto nella capacità di riconciliazione e di perdono”. E infatti, in seguito, Paolo si ricrederà su Marco. Dopo la seconda missione a Cipro, di Barnaba si perdono le tracce. Secondo Tertulliano è lui ad aver redatto la Lettera agli Ebrei. Tale attribuzione è plausibile perché Barnaba è della tribù di Levi e la Lettera agli Ebrei ha come tema il sacerdozio di Gesù. Documenti bizantini riferiscono poi di un viaggio insieme a Pietro che lo conduce a Roma. Da qui avrebbe proseguito per il nord Italia, Milano in particolare, dove, con la sua predicazione avrebbe originato diverse conversioni dando così vita alla prima comunità cristiana nella città. Per questo motivo il capoluogo lombardo considera Barnaba il suo primo vescovo. Altre fonti raccontano della sua morte a Salamina, dove sarebbe stato lapidato da giudei siriani nell’anno 61. Pieno di Spirito Santo e di zelo, lascia ai cristiani di ogni tempo la testimonianza di un messaggio evangelico annunciato al mondo con coraggio, timore di Dio e perseveranza nella fede.