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La grande modestia e umiltà del beato Giuseppe Gérard

Beato Giuseppe Gérard, sacerdote missionario oblato di Maria Immacolata Bouxières-aux-Chênes (Francia), 12/03/1831-Roma (Lesotho, Africa), 29/05/1914. Proviene da una famiglia contadina profondamente cristiana. Grazie all’aiuto di un benefattore entra in seminario. Decide di entrare tra i Missionari Oblati di Maria Immacolata, che hanno predicato gli esercizi spirituali ai seminaristi.

Avvenimenti

• Nel 1851 entra nel noviziato degli Oblati di Maria Immacolata, quindi è inviato al seminario di Marsiglia per continuare la preparazione al sacerdozio.

• Il fondatore sant’Eugenio De Mazenod lo invia nel 1853, quando è ancora diacono, nella missione del Natal in Sudafrica, dove nel 1854 viene ordinato sacerdote.

• Nel 1862 insieme a due confratelli si reca tra i basotho, rimanendoci fino alla morte.

Spiritualità

Intenso spirito di preghiera e di mortificazione, grande modestia e umiltà. Trascorre buona parte del tempo di cui dispone davanti al Santissimo Sacramento, a capo chino e in ginocchio. Generosità e letizia. Imposta tutta la sua opera missionaria sul grande amore per i basotho (soprattutto per i vecchi abbandonati), prima ancora che sulla loro evangelizzazione: in tal modo guadagna la loro totale fiducia. Il catechismo è la sua grande passione: chiede con insistenza al Signore la grazia di poter essere un buon educatore spirituale.

Morte

In vecchiaia perde tutti i denti e comincia a soffrire per edemi agli arti inferiori. Il 24 maggio del 1914 riceve gli ultimi sacramenti. Si prepara alla morte con continue preghiere e giaculatorie. Molti basotho vanno a rendergli l’ultimo saluto; quando Maama, capo della comunità che ha rifiutato il Battesimo, va a trovarlo, Giuseppe gli dice: «Vedi, io sto per Morire. Se sapessi che significa avere la fede in punto di morte!». A tutti i religiosi che vanno a trovarlo non fa che ripetere: “Non avrei mai creduto che fosse così dolce il morire“. Le sue spoglie mortali sono venerate nella cattedrale di Maseru, capitale del Lesotho.

Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi

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