Ecco chi era San Luigi Gonzaga: patrono della gioventù cattolica

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Rampollo di un nobile casato, nasce nel 1568 a Castiglione delle Stiviere (Mantova), primogenito del marchese Ferrante Gonzaga. Sebbene la sua vita sembri destinata a portare avanti la tradizione della sua famiglia – e in particolare la chiamata a divenire un “uomo d’arme” – fin dalla giovane età matura la vocazione a seguire il Signore in modo radicale. Allevato dalla madre con testimonianze di fede e preghiere è ancora un bambino che già si inginocchia più volte al giorno per recitare i salmi penitenziali, decide di dedicare alla preghiera cinque ore al giorno e si consacra a Maria. Riceve la prima comunione dalle mani di San Carlo Borromeo, in visita pastorale nella sua zona. Decide di entrare nella Compagnia di Gesù nonostante l’opposizione del padre – che lo porta in giro per le corti italiche sperando così di distrarlo – e la derisione del parentado dalla quale si difende dicendo: “Cerco la salvezza, cercatela anche voi!”. Nel 1585, a soli 17 anni, firma la sua rinuncia a titoli ed eredità a vantaggio del fratello minore Rodolfo e parte per Roma.

Tra i gesuiti, Luigi si distingue per il fervore nella fede e l’abitudine alla penitenza e all’autocontrollo. Si abbandona completamente alla volontà del Signore ed infatti è solito ripetere: “Tutto quello che Dio fa è tutto fatto bene”. A causa della salute cagionevole e di una grave malattia passerà, in realtà, solo pochi anni tra i confratelli della Compagnia di Gesù: studierà teologia ma non farà in tempo nemmeno a prendere i voti. A Roma sperimenta diversi drammi che in quel periodo affliggono la popolazione: la siccità, la carestia e infine la peste. Nutre una particolare devozione verso gli angeli che invoca frequentemente con queste parole: “Conservate la mia vita senza macchia, la mia speranza ferma, i miei costumi senza colpe, l’amor mio intero verso Dio e verso il prossimo”. Fedele al motto “come gli altri”, ossia dimentico delle proprie origini nobili come dei privilegi derivanti dal suo stato di salute, Luigi va tra gli “appestati” per curarli e soccorrerli, al fianco di San Camilo De Lellis. “Confesso – scrive alla madre – che mi smarrisco e mi perdo se considero la Bontà divina, mare senza sponde e senza fondo; per piccole e brevi fatiche egli mi chiama ad una pace eterna; dal cielo mi invita e mi chiama a quel Sommo Bene che ho cercato con tanta negligenza; mi promette il frutto di quelle lacrime, che tanto scarsamente ho seminato”.

Un giorno, incontra un malato abbandonato in strada, in punto di morte: lo prende sulle spalle e lo porta all’ospedale della Consolata. È in tal modo che probabilmente si contagia e pochi giorni dopo muore tra le braccia dei suoi confratelli, all’età di soli 23 anni. È il 21 giugno del 1951. Viene canonizzato nel 1726 da Benedetto XIII che tre anni dopo lo proclama protettore degli studenti; Pio XI lo designa patrono della gioventù cattolica nel 1926 e Giovanni Paolo II lo consacra patrono dei malati di Aids nel 1991. Lo stesso Pontefice si rivolge a lui con questa preghiera: “Tu eroico apostolo della carità ottienici il dono della divina misericordia che smuova i cuori induriti dall’egoismo e tenga desto in ciascuno l’anelito verso la santità. Fa’ che anche l’odierna generazione abbia il coraggio di andare contro corrente, quando si tratta di spendere la vita, per costruire il Regno di Cristo”.