Ecco chi era San Giustino il “filosofo”

San Giustino, martire, Sichem (Palestina), 100 ca. – Roma, 163 ca. Giustino detto “il Filosofo” nasce in una famiglia pagana dalla quale riceve un’educazione raffinata.

Avvenimenti

Deluso dal platonismo, dallo stoicismo e dalla filosofia peripatetica e affascinato dalle testimonianze di coloro che per rimanere fedeli a Cristo affrontano coraggiosamente il martirio, si avvicina alla fede cristiana.

Si trasferisce a Roma, dove apre una scuola allo scopo di diffondere il cristianesimo tra le classi intellettuali; cerca inoltre di creare un collegamento tra cristianesimo e filosofia. Delle sue numerose opere ci rimangono due Apologie e il Dialogo con Trifone Giudeo.

Invia copie dell’Apologia della religione cristiana (il suo capolavoro) all’imperatore Anto- nino Pio, ai suoi figli Marco Aurelio e Commodo e ai senatori romani.

• Durante le persecuzioni indette da Marco Aurelio è denunciato da un filosofo di nome Crescenzio per la sua appartenenza alla fede cristiana e giudicato da un prefetto di nome Rustico.

• Permangono gli atti autentici della sua decapitazione.

• Nella Lumen Gentium e nella Gaudium et Spes del concilio Vaticano II si fa riferimento anche ai suoi scritti.

Aneddoti

Un giorno, in riva al mare, confida le sue insoddisfazioni filosofiche a un vecchio saggio: questi lo illumina dicendogli che la sola ragione, senza aiuto divino, è insufficiente a trovare la verità e che nella Sacra Scrittura è nascosto ciò che cerca.

Spiritualità

La sua vita, e soprattutto la sua morte, sono una grande testimonianza di coerenza e di amore per la vera fede. È considerato il primo apologista (cioè difensore) della fede cristiana.

Morte

Al prefetto Rustico, che lo invita a fare sacrifici agli dei pagani, Giustino risponde: “Nessun uomo sano di mente abbandona la verità per la falsità”; anche i suoi sei compagni, tra cui una donna, affermano: «Fa’ di noi quello che vuoi. Noi siamo cristiani e non possiamo sacrificare agli idoli». Tutti accolgono con animo forte e fiero la sentenza di morte. Dopo la flagellazione vengono decapitati.

Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi