Terremoto dell’Irpinia, un ricordo lungo 40 anni

Alfredino

Gentile Redazione di Interris,
sono un vostro appassionato lettore, vi seguo tutti i giorni con grande interesse ed ho deciso di scrivervi per suggerirvi di trattare un argomento che penso sia nella memoria di tutti i lettori di una certa età.

Tra pochi giorni, il 23 novembre, ricorreranno i 40 anni dal tragico terremoto in Irpinia e Basilicata che costò la vita a quasi 3 mila persone, con novemila feriti e 280 mila sfollati. Si trattò di una delle pagine più dolorose della nostra storia dopo la seconda guerra mondiale. So che siete attenti alle ricorrenze, ma ho pensato di scrivervi perché sarebbe davvero un peccato se un evento così drammaticamente importante non fosse ricordato come merita.

In particolare ricordo la visita del presidente Pertini che ebbe il coraggio di denunciare i ritardi ed i malfunzionamenti nei soccorsi. E ricordo anche un giovanissimo Karol Wojtyla, eletto Papa da appena due anni, che poche ore dopo il terremoto volle essere tra la gente di Balvano dove era caduta una Chiesa provocando la morte di diecine di fedeli.

Ricordo che in quella visita il Papa fu avvicinato da un giornalista del Tg1 che gli disse: “Santità, tra tanti lutti e tanta sofferenza la gente non prega più”. E lui rispose: “Non è vero che non pregano più, questa gente prega con la sofferenza“. Si trattò quasi di un preambolo di quella “teologia della sofferenza” che lo stesso Papa incarnerà su di se con l’attentato di un anno dopo e con tutto l’esempio della sua vita e del suo pontificato.

Grazie per la vostra attenzione

Benedetto N.