Pensionato sì, ma “socialmente improduttivo” proprio no!

Rev.mo Direttore,
ho seguito con un certo sconcerto il dibattito che si è sviluppato in Italia dopo il tweet del presidente della Liguria Toti per il quale gli anziani sono “non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese“.
Sono un insegnante in pensione e come tante persone della mia età cerco di vivere la mia vita con entusiasmo pensando che ogni minuto stessa debba essere pienamente vissuta. Seguo i miei nipotini, aiuto mia moglie nel volontariato in parrocchia, scrivo articoli per il sito dell’associazione che frequento, e coltivo l’orto della casa che con tanta fatica e sacrifici mi sono costruito nella vita. Non mi sembra, insomma, e nemmeno mi sento, “socialmente improduttivo”.
Per questo ho letto con piacere la lettura che Stefano Ojetti offre di questo episodio nell’articolo da lui scritto per Interris. Questa mentalità che considera gli anziani dei relitti, inutili e molesti, della società è il portato di un nichilismo etico che coinvolge ogni aspetto della vita culturale, sociale, politica non solo del nostro Paese, ma dell’Europa e forse del mondo. A questo ci ha condotto una concezione di vita senza Dio, che ci porta a vivere non come se Dio esistesse (il memorabile appello di Benedetto XVI ai cosiddetti “laici”) ma come se Dio non esistesse. Cosa fermerà questa deriva etica se non un ritorno alle radici, alle origini del nostro credo? cosa ne pensa lei, don Aldo, di questa concezione? e pensare che perfino gli antichi romani consideravano gli anziani un patrimonio della società, al punto che ad essi era riservato il Senato che proprio da “senex” prende radice etimologica.
Mi scusi per questo piccolo sfogo, ho 69 anni e non ho mai scritto ad un giornale per dire la mia. Ma questa volta non potevo tacere: pensionato sì, ma “socialmente improduttivo” proprio no!
Complimenti vivissimi per il lavoro che Lei ed i Suoi giornalisti svolgete con Interris. Continuate ad andare avanti così. Grazie per avermi ascoltato.
Un cordiale saluto
Maurizio F.