Lettera a Greta Thunberg

Cara Greta, sono un ragazzo come te, solo un po' più cresciuto e disilluso. Della tua età ho conservato la capacità di indignarmi e quella sana ingenuità che ancora mi preserva da una malinconica rassegnazione. Non sono un grande fruitore della cosiddetta cultura mainstream, dell’infotainment multimediale, sono quello che un signore e grande intellettuale italiano che probabilmente ti è ignoto, di nome Umberto Eco, avrebbe definito tendente all’apocalittico rispetto al polo categoriale opposto degli integrati, lungo un continuum che distingue il rapporto dell’individuo con i mezzi di comunicazione di massa e la cultura da essi veicolata.

Nonostante questa condizione borderline, sono sufficientemente integrato per conoscere la tua storia, o meglio la tua immagine mediatica, la tua narrazione tradotta in slogan suggestivi. La cosa che più mi impressiona del tuo messaggio è la forma mitizzata assunta dalla sua amplificazione mediatica che lo ha confinato a prodotto culturale di massa, appunto, depotenziandone così il suo contenuto rivoluzionario. Forse le tue intenzioni erano altre, tuttavia il risultato è quello di un pensiero sintetico di univoca interpretazione attraverso il lessico generalista.

Mi indigna il modo in cui il sistema mediatico globale ha ingabbiato la tua anima e strumentalizzato la tua innocenza; sono sicuro che il tuo intento non era quello di ritrovarti intrappolata nel ruolo di bambina prodigio al cospetto dei vecchi rottami della politica espressione di una generazione cronologicamente aliena. Al contrario, sono certo che volessi rivolgerti indistintamente a tutti i singoli che abitano questa terra martoriata, giovani e vecchi, ricchi o poveri, per richiamarli alla responsabilità individuale nei confronti del pianeta in cui vivono e dell’aria che respirano. Certamente non intendevi limitarti a un generico richiamo alla coscienza ambientale che non abbia riscontro con le scelte quotidiane e i comportamenti personali; sarebbe un modo comodo per non assumersi l’incombenza dell’agire. Chissà se hai mai pensato, come me, che sia sterile pulire una spiaggia dalle bottiglie di plastica la domenica per poi riempire di flaconi e pacchetti il carrello del lunedì.

Cara Greta, i ragazzi come te non hanno bisogno dell’ennesimo sciopero scolastico, del rifiuto polemico proprio di quel luogo dove dovrebbero formarsi le vostre coscienze – anche ambientaliste – attraverso l’acquisizione di conoscenza e lo scambio critico delle vostre riflessioni, per diventare, inconsapevolmente, un artefatto da manipolare a piacimento da quegli adulti che ti hanno simpaticamente concesso udienza.