Chi è ebreo?

shoah

Secondo la legge religiosa e rabbinica, è ebreo il figlio di una madre ebrea o chi si converte al giudaismo ed è riconosciuto come ebreo da un tribunale religioso. L’halakha (la pratica religiosa ebraica, letteralmente “cammino”) definisce ampiamente l’identità ebraica. Elena Loewenthal, narratrice e studiosa di storia e letteratura ebraica, insegna Cultura ebraica allo Iuss di Pavia. Ha tradotto e curato molti testi della tradizione ebraica e d'Israele. Ha scritto numerosi saggi. Non è facile essere ebreo: lo spiega Riccardo Calimani nel suo nuovo libro, appena pubblicato con questo titolo dalla Nave di Teseo (pp. 167,12 euro )- evidenzia la scrittrice sulla Stampa-. E lo fa rivolgendosi soprattutto a chi ebreo non lo è, passando dalla mistica della Qabbalah all'umorismo, dal tabù dell'idolatria all'espulsione dalla Spagna nel 1492″.

Storia fondamentale

Nell'Europa del diciannovesimo e ventesimo secolo, gli ebrei, combattuti fra rispetto della tradizione ed emancipazione, vissero in modo drammatico e contraddittorio il conflitto fra le proprie origini e le nuove esigenze spirituali e culturali di un continente in pieno fermento. Una condizione che nella sua ambiguità si rivelò particolarmente feconda. In questo libro, seguito di “Destini e avventure degli intellettuali ebrei”, l'autore analizza l'inquietudine ebraica in Francia, Russia e Ungheria. Attraverso figure quali quelle di Émile Durkeim, Henri Bergson, ma anche Trotzskij, gli scrittori russi Il'ja Erenburg e Vasilij Grossman o l'ungherese György Lukács, una mappa della genialità e originalità ebraica nei cento anni che precedono la Shoah. Un libro che sfata i tabù, senza innalzare muri né emettere condanne. Accessibile, adatto a tutti, e soprattutto a chi del mondo ebraico sa poco e nulla e che però desidera conoscere di più una cultura, una religione e una storia fondamentale per la cultura del mondo: tra riflessioni sull'attualità e la storia e sulle strade da intraprendere per il futuro

Il Patto

La storia ebraica ha inizio con il patriarca Abramo che, primo uomo ad avere l’intuizione che esiste un solo Dio creatore del mondo, riceve la promessa che dalla sua discendenza nascerà un popolo che risiederà in perpetuo nella terra di Canaan. Si tratta di un vero e proprio patto che Dio stipula con Abramo, suggellato dall’obbligo per ogni ebreo maschio di essere circonciso alla nascita, “quale segno del Patto”. Il corpo legislativo completo (la Torà) si ha solo con Mosè che sul Monte Sinai riceve direttamente da Dio i Dieci Comandamenti, e li riceve nel deserto terra di nessuno e quindi di tutti, perché fosse chiaro che il Decalogo appartiene all’umanità e non è una esclusiva ebraica. La missione particolare che i discendenti di Abramo hanno assunto (“Siate santi poiché sono Santo Io, il Signore Dio vostro”), comporta per gli ebrei una serie più ampia di precetti (mitzvoth): 613 obblighi (divisi in 248 azioni positive da compiere e in 365 azioni vietate) che regolano la vita di relazione, i rapporti con il prossimo e con il mondo animale e i rapporti con Dio. Fra gli obblighi che competono a ciascun ebreo: lo studio, l’istruzione religiosa dei figli, la purità familiare, le regole alimentari (kascherut), la zedakà (beneficenza), l’onestà e la giustizia, l’aiuto alla vedova e all’orfano, il rispetto dei genitori e l’onore agli anziani, l’ospitalità, la visita ai malati e alle persone in lutto, il rispetto del sabato e delle feste.

Il Talmud

Il codice che raccoglie tutti gli insegnamenti orali che sono stati consegnati sul Sinai e successivamente arricchiti dalla tradizione rabbinica è la Mishnà, redatta nel II secolo. L’altro testo fondamentale della cultura ebraica è il Talmud (vi sono due versioni, il Talmud Bavli e il Talmud Yerushalmì) che contiene discussioni e insegnamenti dei Maestri. Tra i principi fondamentali dell'ebraismo, un aspetto rilevante riveste il concetto di “Messia” (la traduzione della parola ebraica Mashìach, che significa “unto”, in riferimento all’usanza antica con cui venivano unti i re o i sommi sacerdoti). che è colui che verrà scelto dal Signore e che redimerà Israele e introdurrà una nuova era di pace, di felicità, di bontà fra gli uomini di tutta la terra. Col suo avvento, infatti, cesseranno le sofferenze, le distruzioni, le guerre; il malvagio sarà punito e il giusto premiato (“Dimorerà il lupo con l'agnello; si coricherà il leopardo con il capretto, e il vitello e il leone staranno assieme e un piccolo ragazzo li guiderà. La mucca e l'orso pascoleranno, assieme giaceranno i loro piccoli e il leone come il bue mangerà paglia”, Isaia). Con l’avvento del Messia Israele, tornerà alla terra dei suoi Padri ma soprattutto tutti i popoli riconosceranno la sovranità del Signore, Dio Unico.

Denominatori e differenze

Il saggio di Riccardo Calimani, puntualizza Loewenthal, si presenta come “un'agile guida ai fondamentali di un'identità religiosa, storica, culturale davvero difficile da cogliere: è ebreo chi è figlio di madre ebrea (grande privilegio, entro i confini di una società tanto per cambiare ad alto tasso di maschilismo), oppure chi si converte all'ebraismo (cosa che per lo più non è nota e desta immancabilmente un certo stupore: ma come, si può diventare ebrei? Sì, a patto di aver voglia di studiare)”. Se non che, al di là di questo assioma, tutto si complica in un insieme di comuni denominatori e apparentemente insormontabili differenze che si riconoscono nella varietà delle declinazioni. In parole povere, essere ebreo a Varsavia, a Cochin in India, a Sanaa in Yemen a Roma o a Buenos Aires significa – e significava – cose molto diverse.

Terribilmente complicato

“La stessa inafferrabilità si coglie ovviamente in una prospettiva diacronica – precisa la scrittrice -. Calimani riesce a impostare il racconto dell'identità in modo scorrevole e comprensibile, addentrandosi nei suoi meandri. Che cosa è un ebreo? E' uno che quando gli racconti una storiella ebraica ti risponde che la sapeva già e te la ripete migliorandola. Non potrei quindi spiegare a un ebreo che cosa significa essere ebreo: non soltanto lo sa benissimo, o crede di saperlo, ma sarebbe capace di spiegarlo molto meglio di me. Dunque, ai lettori ebrei queste pagine non servono”. Il libro è utile anche a chi questa identità ce l'ha.

Fondamento dell'identità

“Come dice un'altra vecchia storiella, la prima cosa che un ebreo fa da naufrago su un'isola deserta è costruirsi due sinagoghe: una che frequenterà, l'altra dove non metterà piede manco motto-  sottolinea Loewenthal-. Perché al di là della difficoltà, come dice il titolo del libro, il punto è che essere ebrei è terribilmente complicato, costringe a un confronto continuo con la complessità della propria condizione, storica, religiosa, nazionale, culturale, linguistica e chi più ne ha più ne metta”. Ma “forse soprattutto con quel paradosso che è una Legge divina fondamento dell'identità, che però ti impone il principio della libertà come precondizione dell'osservanza (se non hai la facoltà di trasgredirla, rispettare la legge non è più un merito, violarla non è più una colpa): forse tutto parte di lì, da quella contraddizione primigenia, che è anche, in fondo, la cifra di ogni identità umana”.