Vivere in una città senza acqua

La sempre l’India è abituata alle piogge monsoniche, quei fenomeni metereologici estremi capaci di sconvolgere gli scenari del Paese e, nello stesso tempo, di approvvigionare una penisola tra le più popolose al mondo. Da qualche tempo, però, gli Indiani devono fronteggiare l’altrettanto estrema aridità data dal repentino sconvolgimento del tempo. E così, la vita lungo la costa orientale del sub-continente è soggetta a colpi di caldo sempre più prolungati, come denunciano le autorità locali. Tra i centri più colpiti vi è Chennai, che conta circa 5 milioni di abitanti e dove la crisi idrica è diventata un’emergenza. Come ampiamente documentato da un reportage del The New York Times, una veduta a volo d’uccello sulla città mostrerebbe una fitta rete di puntini colorati lungo le strade: si tratta di idrie di plastica utilizzate dagli abitanti per approvvigionarsi. Spesso, questi contenitori vengono caricati su veicoli, come biciclette e motorini, per essere riempiti in hub idrici della città.

Città sotto emergenza 

La città di Chennai è tra i centri più colpiti dalle ondate di caldo susseguenti le piogge monsoniche. Situata lungo la costa orientale a ridosso del Golfo del Bengala, il centro abitato è, però, avvezzo alla siccità del luogo. Nel corso degli anni, gli abitanti hanno potuto provvedere alla scarsità idrica attingendo acqua dai quattro bacini che coronano la città. Nel corso degli anni, però, la gravità della siccità ha reso questi luoghi inadeguati a soddisfarne il bisogno complessivo. Fonti locali riportano che ogni giorno sulla costa approdano circa 15.000 autobotti caricate su navi, che raggiungono la città.

Il clima

La causa principale di quest’emergenza si ravvisa nel clima eccessivamente arido. Le piogge della stagione dei monsoni nello scorso anno sono state scarse, ma questi “capricci della natura”, capaci di ingenerare acquitrini paludosi e portare i corsi d’acqua in piena oppure, viceversa, risucchiare la terra deprivandola, stanno influendo sull’intero ecosistema della regione. Le conseguenze della crisi idrica si possono vedere a Velachery, un quartiere che prende il nome da uno dei tanti laghi di Chennai: un tempo il lago era profondo e largo, ma quando la città è cresciuta, alcune parti di esso sono state riempite da terrapieni per fare spazio alle case private. 

L’uomo

Quest’ultimo aspetto chiama in causa l’altro responsabile della siccità: l’uomo. Da tanti anni, i centri abitati contavano sull’enorme quantità d’acqua fornita dalle piogge monsoniche. Le tempeste tropicali, per quanto siano fenomeni irregolari, hanno sempre fornito l’apporto idrico necessario al sostentamento degli esseri viventi. Ora, la siccità richiede l’utilizzo di strumenti che accumulino l’acqua in eccesso, come i bacini. Ma la carenza di terra non permette spazi adeguati per la creazione di bacini d’irrigazione. Manca, inoltre, anche la sensibilizzazione: le falde acquifere in prossimità dei centri abitati sono sempre state utilizzate come una normale fonte d’acqua piuttosto che essere concepite come preziosa riserva. Ora il loro apporto idrico sarebbe essenziale per molti indiani.

Temperatura in aumento

La città di Chennai è più calda di prima. Stando ai dati riferiti dal ricercatore Roxy Mathew Koll, scienziato del clima presso l’Indian Institute of Tropical Meteorology, dal 1950 le temperature massime sono aumentate in media di 1,3 gradi. In una città tropicale già calda e con picchi di umidità molto alti, ciò significa che l’acqua evapora più velocemente e la domanda idrica è destinata a crescere. Per questo, a Chennai la popolazione negli anni si è mobilitata per raccogliere acqua piovana dai tetti e le autorità si sono mobilitate perché ogni edificio raccolga l’acqua piovana dai suoi tetti e la riversi nella terra. Eppure, ciò non sembrerebbe sufficiente. La città si trova, quindi, a spendere enormi quantità di denaro raccogliendo acqua dal mare, trasformandola in costosi impianti di desalinizzazione e convertendola per i residenti bisognosi.