Terzo settore in transizione

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Al Terzo Settore non servono altre proroghe e altre incertezze, servono tempi certi e regole chiare”, chiedono le Acli ai parlamentari. Ad attendere la piena operatività della riforma ci sono oltre 336mila enti non profit. Fra questi, 27 mila Onlus che stanno modificando in questi mesi i propri statuti per adeguarsi alle nuove regole, che vedranno scomparire la qualifica di Onlus e il relativo regime fiscale, in vigore da oltre 20 anni. “Come sappiamo – spiega Elena Pampana, responsabile della Funzione sviluppo associativo delle Acli toscane – la Riforma del Terzo Settore prevede l'adeguamento degli statuti entro il prossimo 3 agosto. Questo termine ora vogliono allungarlo al 30 giugno 2020 con un emendamento al decreto crescita. Come Acli vediamo con molta preoccupazione la proroga perché da una parte penalizza chi si è già attivato per mettersi in regola e dall'altra arresta un meccanismo che si è già messo in moto senza dare alcuna certezza su come verrà gestito lo slittamento della decorrenza. Nessuno infatti a oggi è in grado di sapere come verranno gestite le Associazioni che non hanno adeguato lo statuto se il Registro unico entra in vigore prima. Su questo chiedo ai deputati e ai senatori toscani di farsene carico”.

Necessità di tempi certi

“Proprio per questo motivo come Acli stiamo continuando l’opera di adeguamento non tenendo conto del possibile slittamento dei termini, anche perché il termine del 3 agosto era stato fissato quasi un anno fa – aggiunge Pampana – Per questo ai nostri Parlamentari toscani non chiediamo ulteriori slittamenti, ma tempi certi per la completa attuazione della riforma.” “C'è poi la questione che si aprirebbe se il Registro Unico del Terzo Settore entrasse in funzione prima del 30 giugno si parla di marzo 2020, – continua Pampana – perché chi è iscritto ai registri regionali o nazionale della promozione sociale verrebbe automaticamente passato dai registri al Registro unico che poi avrebbe 180 giorni per verificare gli statuti ed emettere il provvedimento definitivo di iscrizione. E anche in questo caso non è chiaro come si comporterebbero i funzionari del Registro nel caso in cui si trovassero di fronte uno statuto non ancora adeguato”. “Sarebbe quindi opportuno che il tempo fosse impiegato per completare la Riforma piuttosto che per diluire i tempi di attuazione andando peraltro a penalizzare coloro che invece si sono già messi in regola”, conclude Pampana.

I nuovi regimi fiscali

Non si tradurrà in pratica prima del 2020 la riforma del terzo settore. A due anni dall’entrata in vigore del Codice che ha riscritto le regole fiscali e civilistiche per gli enti non profit, i decreti attuativi della riforma devono ancora essere valutati dalla Commissione europea, che deve verificare la compatibilità delle nuove regole con la disciplina degli aiuti di Stato nel mercato unico. Poiché, riferisce il Sole 24 Ore, l’intero titolo X del Codice sui nuovi regimi fiscali entrerà in vigore l’anno successivo a quello del via libera di Bruxelles (e comunque non prima dell’anno successivo all’istituzione del Registro unico del terzo settore), è evidente che – anche se l’autorizzazione dovesse arrivare entro l’anno – le nuove regole non si applicherebbero prima del prossimo anno. Considerando però che per la conformità rispetto agli aiuti di Stato la procedura con la Ue può durare mesi, è evidente che i tempi per la piena operatività della riforma rischiano di allungarsi non di poco.