“Sui migranti Bruxelles impari dal Papa”

Si definisce “sorpreso e felice” don Aldo Buonaiuto, direttore di In Terris e sacerdote della Comunità “Papa Giovanni XXIII (Apg23)“, dopo le parole con cui Papa Francesco – sul volo di ritorno dall'Irlanda – lo ha citato fra i protagonisti della trattativa che ha portato all'accoglienza dei 143 migranti a bordo della nave “Diciotti”. “Quello che ha fatto il lavoro con il Ministro dell’Interno – ha spiegato il Papa – è stato padre Aldo, il bravo padre Aldo, che è quello che segue l’opera di Don Benzi”. Una gratificazione inaspettata, frutto di un lavoro svolto sottotraccia – insieme al Viminale, al capo dei vescovi italiani, card. Gualtiero Bassetti e al sottosegretario della Cei mons. Ivan Maffeis – che il Pontefice ha voluto riconoscere pubblicamente. 

E’ rimasto sorpreso quando il Santo Padre ha fatto il suo nome?
“Mai avrei potuto immaginare che dal Santo Padre arrivasse un ringraziamento così esplicito. Dopo la sopresa iniziale, però, ho riflettuto sul fatto che Papa Francesco non è nuovo a gesti di questo tipo. Fa parte del suo stile, limpido, generoso, nel quale non manca mai la riconoscenza. Lo abbiamo visto tante volte, in diverse occasioni. Pensiamo alle telefonate fatte a tante persone in difficoltà, alle visite inattese, ai piccoli gesti. L'ho visto come un'attenzione del Pontefice, citandomi nel suo intervento unitamente al card. Gualtiero Bassetti, anima di questa accoglienza, e a mons. Ivan Maffeis, sottosegretario della Cei, che ha proseguito la trattativa”. 

Il Pontefice non ha fornito dettagli sulla difficile opera di mediazione tra Viminale e Cei. Può raccontarci com’è andata?
“Il risultato ottenuto è il frutto di un'importante collaborazione. Il card. Bassetti ha accolto con gioia quella che inizialmente sembrava un'ipotesi, verificando subito l'esistenza dei presupposti per l'accoglienza dei migranti a bordo della nave 'Diciotti'. Il governo, nella persona del ministro degli Interni Salvini, ha richiesto la collaborazione della Chiesa. Quest'unità d'intenti ci ha consentito di lavorare in modo celere e armonioso”. 

Operando in silenzio è andato in controtendenza rispetto a quanti sfruttano vicende complesse (spesso drammatiche) per cercare notorietà o far crescere il proprio consenso. Si sente un po’ rivoluzionario sotto questo aspetto?
“Se il Santo Padre non avesse deciso di rendere noto questo percorso il tutto sarebbe rimasto, per quanto mi riguarda, riservato. Noi sacerdoti siamo al servizio della Chiesa e umilmente ci attiviamo per dare le risposte di cui i poveri e gli ultimi hanno bisogno. Don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII cui appartengo, ci insegnava proprio questo. Personalmente non avrei mai potuto divulgare i particolari di un'operazione così delicata. Leggo la scelta del Papa, dunque, come il risultato di un'operazione riuscita per la quale ha voluto esternare i suoi sentimenti di gratitudine”. 

Al giornale e nella sua attività quotidiana viene spesso definito un “prete di strada”. Come vive la grande attenzione mediatica di queste ore? 
“Come sempre. L'impegno accanto agli ultimi, alle vittime della tratta e quelle delle sette, di cui mi occupo in prima persona con il numero verde della Comunità, ci porta a condurre una vita di frontiera e, di conseguenza, a essere spesso al centro dei riflettori. Questo, però, deve solo servire per dare voce a chi non ne ha e, quando è necessario, anche a gridare contro quelle ingiustizie insopportabili. L'uso intelligente dei media è uno strumento fondamentale per fare luce e verità nelle tante situazioni di disagio”. 

Si è sempre parlato di consequenzialità fra accoglienza e integrazione. Ora il Papa dice che bisogna accogliere solo quando è possibile integrare… 
“L'indicazione del Papa è stata sempre estremamente saggia ed equilibrata e va presa sul serio. Non è sufficiente aprire le porte a quanti sfuggono da guerre e povertà, bisogna accogliere con intelligenza. Dobbiamo creare armonia, integrazione e mai i ghetti. Vorrei però aggiungere una considerazione…”

Prego…
“Con le sue parole il Papa non intende assolutamente avallare i respingimenti di chi è nel bisogno. Il Pontefice lo ha ribadito più volte: rimandare indietro queste persone sarebbe un disastro”. 

Sui migranti il Pontefice ha invitato l’Unione europea a “parlare, perché le soluzioni si trovano”. Cosa dovrebbe fare Bruxelles?
“Dovrebbe essere più solidale, perché non è possibile che il peso dei flussi migratori venga sostenuto solo dai Paesi costieri, Italia in primis. E' una vergogna, dobbiamo dirlo, e questo prescinde dalle idee politiche personali. L'Europa e gli altri Stati membri devono aprirsi, operare concretamente molto più di quanto non facciano attualmente”. 

Le parole del Papa arrivano a 2 anni dalla visita di Bergoglio in una delle case di pronta accoglienza per vittime della tratta gestite dall’Apg23. Nel citarla, il Papa ha anche ricordato quant’è importante proseguire “l’opera di don Benzi” per la liberazione delle donne sfruttate dal racket della prostituzione…
“La Chiesa è stata sempre in prima linea per liberare le donne vittime della tratta. Tuttavia la visita del Santo Padre dell'agosto 2016 resta un fatto memorabile, di cui conservo un ricordo commovente. Lui stesso ha più volte ribadito che si è trattato di uno dei più significativi incontri del Giubileo della Miseriordia. Il Papa è sempre vicino alle donne sofferenti e alle vittime della tratta. Sarebbe importante che anche la politica si svegliasse, adottando una legge che scoraggi la domanda punendo il cliente come nei Paesi scandinavi e in Francia”.