Strasburgo ha deciso: Ines deve morire

Sono stati rispettati “i requisiti della Convenzione” da parte dei medici e dei giudici francesi, nella decisione di interrompere il trattamento a Ines, 14enne in stato vegetativo nel reparto di pediatria dell’ospedale universitario di Nancy. Lo ha deciso la Corte europea dei diritti dell’uomo, respingendo il ricorso dei genitori dell'adolescente, i quali avevano definito “un crimine” l'autorizzazione della magistratura francese nei confronti del personale sanitario.

Ines si trova in queste condizioni di salute dal 22 giugno 2017, data in cui ha avuto una grave insufficienza cardiaca-respiratoria. Secondo la Corte, “il processo decisionale intrapreso dai medici” è conforme all’articolo 2 (diritto alla vita) della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Cedu), nonostante il disaccordo dei genitori. Inès dal 22 giugno scorso è ricoverata nel reparto di rianimazione dell’ospedale con ventilazione e nutrizione artificiale, con “gravi e diffusi danni cerebrali” e un quadro neurologico seriamente compromesso.

La scelta dei medici di interrompere le cure è avvenuta a luglio, ma ha trovato fin da subito la ferma opposizione dei genitori. I camici bianchi ritenevano una “irragionevole ostinazione” lasciare in vita la giovane. Opinione condivisa dal Consiglio di Stato francese, che il 5 gennaio scorso ha sentenziato in favore dell'Ospedale. Il 9 gennaio i genitori di Inès hanno quindi fatto ricorso alla Corte europea, chiedendo il rispetto del loro diritto di partecipare alla decisione in quanto genitori di un minore, caso che non sarebbe normato dalla detta legge francese.

Oggi la doccia gelata per loro da parte della Corte europea. Il ricorso è stato respinto – motivano i giudici – perché “in assenza di consenso tra gli Stati membri, la Corte ha ritenuto che il modo in cui è avvenuto il processo decisionale, compresa la designazione della persona che ha preso la decisione definitiva di revocare il trattamento, e le modalità, che hanno guidato a tale decisione, rientrano nel margine di apprezzamento dello Stato”.