Spose bambine: e se fosse vostra figlia?

Un gesto semplice ma forte contro la piaga delle spose bambine in Turchia. E' quello compiuto dal fotografo  Onur Albayrak che – anche grazie alla popolarità acquisita sui social network — è diventato un eroe nel proprio Paese. Albayrak, specializzato in foto di cerimonie, chiamato a lavorare a un matrimonio a Malatya, cittadina nell’Anatolia orientale, dopo aver scoperto che la sposa aveva solo 15 anni si è rifiutato di proseguire il lavoro.

Pur minacciato dallo sposo, l'operatore ha rinunciato agli scatti e ha denunciato il tutto sul proprio profilo Facebook: “Lo sposo era venuto nel mio studio circa due settimane fa, ma era da solo. Ho visto la sposa per la prima volta al matrimonio: era una bambina e ho sentito la sua paura, stava tremando“. La sua storia è divenuta subito virale. I wedding planner e un centinaio di fotografi locali lo hanno contattato promettendogli di boicottare anch'essi eventuali matrimoni che coinvolgano ragazze minorenni. “Sono felice di aver contribuito a sensibilizzare sul problema”, ha raccontato. Il gesto del fotografo ha infatti avuto il grande merito di aver riportato al centro del dibattito pubblico un fenomeno spesso sottovalutato, quello delle “spose bambine”. I matrimoni precoci sono infatti ancora diffusi specialmente nelle zone rurali, nonostate la legge li vieti formalmente. 

La legge turca

Secondo la legge turca, infatti, l'età minima per le nozze è di 18 anni, riducibili a 17 in casi eccezionali e dietro autorizzazione di un giudice. Secondo i dati dell'Istituto nazionale di statistica, però, nel 5 per cento dei casi di nozze in Turchia la sposa è minorenne. Una cifra decisamente al ribasso – denunciano le ong – visto che spesso si tratta di eventi di cui non si sa nulla poiché i matrimoni religiosi con minori non vengono registrati.

I muftì

Come se ciò non bastasse, una controversa norma approvata dal parlamento di Ankara lo scorso 19 ottobre ha reso legalmente validi anche sotto l'aspetto civile le nozze celebrate dai muftì, gli esperti di legge islamica riconosciuti anche come funzionari pubblici. Fino a quel momento, i matrimoni venivano registrati solo davanti agli ufficiali civili. Una norma che – secondo molti – apre di fatto al matrimonio precoce di minorenni. Per la maggioranza dell'Akp – il partito maggioritario guidato dal leader Recep Tayyip Erdogan – lo scopo della norma sarebbe solo quello di “facilitare le procedure per il matrimonio”. 

Spose a 12 anni

Nello specifico, secondo la Diyanet, l’autorità religiosa del paese, è lecito che un adulto sposi un minore: è sufficiente che i bambini abbiano raggiuntò l’età della pubertà. “Il matrimonio – si legge sul sito dell’autorità pubblica per gli affari religiosi – evita l’adulterio e può essere contratto appena si entra nell’età della pubertà, 9 anni per le donne e 12 anni per gli uomini”, in pieno rispettoso della legge dell’Islam. A decidere le nozze, vista l’età dei diretti interessati, non sarà il minore, ma i genitori.

La modifica, presentata alla Grande assemblea nazionale a fine luglio, è stata fortemente contestata dalle opposizioni ed è stata anche al centro di diverse proteste di piazza dei movimenti laici e femministi. Secondo i membri socialdemocratici del Chp e quelli filo-curdi del partito Hdp, la norma rischia di far diminuire i controlli sui casi di “spose bambine” nelle zone rurali della Turchia, aprendo così la strada a “una distruzione dei diritti acquisiti dalle donne“. In contesto, come quello turco, di costante erosione dei principi laici democratici, il gesto del fotografo Albayrak e di quanti si sono uniti a lui per dire “No” ai matrimoni precoci può essere l'inizio di una nuova primavera araba, rispettosa dei diritti dei bambini.

In Italia

Anche l'Italia non è esente da questa terribile piaga. Nel Bel Paese, infatti, ogni anno circa 2mila ragazzine sono oggetto di veri e propri contratti matrimoniali, alcune di loro addirittura fin dai 5 anni. Si tratta di figlie di immigrati provenienti non solo dalla Turchia, ma anche da altri Paesi a maggioranza musulmana, quali Bangladesh, Pakistan, Afghanistan e nazioni nordafricane. Il dato, elaborato dal Centro nazionale di documentazione per l'infanzia, è fermo al 2007. L'Università Cattolica di Milano ha contato i casi accertati, con denuncia e messa in sicurezza della vittima: sono più di 150 ogni anno.

Eppure almeno in Italia si potrebbe aprire una strada a tutela di queste minori, alcune delle quali – come riporta tristemente la cronaca – sono state brutalmente assassinate per aver rifiutato il matrimonio combinato. Si tratta di un disegno di legge, proposto da 12 senatori, che chiede l'introduzione nel codice penale dei reati di costrizione al matrimonio, induzione al viaggio finalizzato al matrimonio e costrizione al matrimonio di persona minorenne. “Serve protezione per le bambine e per le madri”, spiega Mara Carfagna, già Ministro per le pari opportunità del Governo Berlusconi IV e attuale vicepresidente della Camera dei deputati. Ma serve anche un cambiamento radicale nella società, occidentale e non, che metta al centro il rispetto dei diritti dell'infanzia, affinchè un giorno le “spose bambine” possano essere solo…bambine.