Roghi tossici: dov'è il diritto alla salute?

Gomma, plastica, elettrodomestici. È ampia la ridda di rifiuti che regolarmente vengono scaricati nei campi nomadi delle città italiane e poi bruciati. Lunghe colonne di fumo nero sono una presenza quotidiana in alcune periferie, la cui aria è inquinata dalle sostanze tossiche che vi si disperdono.

La conferenza

Il tema dei roghi tossici è stato affrontato stamattina alla Camera dei Deputati, in presenza di alcuni rappresentanti dei Comitati di Quartiere e dell’on. Fabio Rampelli (Fratelli d’Italia), componente della commissione sul degrado delle Periferie.

Queste fiamme che ingoiano ogni tipo di rifiuto sono un vero e proprio attentato alla salute dei cittadini che si perpetua ininterrottamente. Il grido disperato è giunto alla Camera per bocca di Paolo Di Giovine, presidente dell'Associazione IV Municipio Case Rosse e rappresentante di una serie di altri comitati di quartiere di Roma, Napoli, Milano e Torino colpiti da questa drammatica realtà. Furgoni entrano nei campi e scaricano rifiuti, in modo economico ma illegale e insalubre.

Diritto alla salute

“Eminenti professori – ha detto Di Giovine – hanno documentato che la dispersione nell’aria di sostanze tossiche, cancerogene, come diossina o cloro, può sfociare in tumori e non solo, può portare a malformazioni del feto e alla sterilità”. La presenza di queste sostanze altamente nocive è stata confermata nel Lazio anche dall’Arpa, che ha il compito di verificare la qualità dell’aria.

Di Giovine si è fatto portavoce di anni di lotte e di richieste d’aiuto da parte dei cittadini. Impiego di energie che, tuttavia, non ha portato a nulla. “C’è ancora latitanza di chi governa – la denuncia del rappresentante dei Comitati -, sia a livello nazionale sia a livello locale”. Egli ha sottolineato che “non è possibile che nei centri abitati ci siano zone franche dove si commettono azioni contrarie alla legge”.

Il presidente dell'Associazione IV Municipio Case Rosse ha dunque girato una domanda alle istituzioni e ha concluso con uno sfogo: “Dov’è il diritto alla salute che invece è stato agitato per la legge sui vaccini? Bisogna intervenire. Se ciò non avviene, o è per incapacità o per collusione” con “la filiera malavitosa” che si cela dietro questo fenomeno.

Quindici anni di lotte

Sulla sua stessa lunghezza d’onda Roberto Torre, presidente del Comitato di Quartiere Tor Sapienza, sempre a Roma. “Nel 2002 andai per la prima volta a denunciare la presenza di un rogo tossico – ha raccontato -. Sono passati quindici anni e nulla è cambiato”. Torre abita davanti al campo nomadi di via Salviati, dove – ha detto – “c’è un rogo continuo per ventiquattro ore al giorno”.

Egli ha denunciato che le istituzioni sono molto zelanti nel far rispettare domeniche ecologiche, bollini blu, controlli delle caldaie, ma poi lasciano “che prosperi questa realtà criminale contro la salute dei cittadini”. Enzo Righetti, presidente del Comitato di Quartiere Morena, periferia sud della Capitale, ha annunciato che “se non avremo risposte, creeremo un presidio fisso davanti piazza Montecitorio”.

Presidi all’ingresso dei campi

Infine, è intervenuto Fabio Rampelli, il quale ha invitato a “vedere il bicchiere mezzo pieno”, perché l’istituzione di una commissione d’inchiesta sul degrado delle Periferie ha dimostrato che “finalmente il Governo si è accorto che esistono zone urbane con gravi problematiche”.

Certo è che il lavoro fatto è insufficiente.Esistono pezzi di territorio dello Stato italiano fuori controllo, questo il termine per indicare ciò che accade anche nei campi nomadi”, ha detto Rampelli.

Rampelli si è chiesto: “Perché non vengono investite risorse per eliminare queste montagne di rifiuti? Perché non prevedere dei filtri per fermare all'ingresso dei campi furgoni con rifiuti non autorizzati?”. E perché, dopo la disponibilità del ministro Minniti ad inviare l’Esercito per fermare questo fenomeno, “non si è mai intervenuto concretamente?”.

Il presidio a Montecitorio

Domande che verranno rivolte il 19 dicembre, alla presentazione alla Camera del lavoro svolto dalla Commissione d’inchiesta. In quell’occasione, forse, si capirà se verranno messe in atto azioni per debellare il fenomeno in tempi brevi. In caso contrario, è pronta la mobilitazione. “Se farete il presidio, noi ci saremo”, ha promesso Rampelli ai Comitati.