“Ripristinate l'assegno per le donne in gravidanza”

L’Italia non è un Paese per chi mette al mondo dei figli. La riflessione nasce spontanea ogni qual volta l’Istat pubblica il rapporto su una demografia che appare inesorabilmente in discesa. Al netto delle richieste della società civile, le istituzioni nazionali non riescono ad andare al di là di proclami su politiche familiari capaci davvero di incentivare la natalità. Qualche esempio in controtendenza, tuttavia, arriva dalle realtà locali. È nell’Italia delle Province e dei Comuni che bisogna andare per trovare efficaci misure di sostegno in favore delle madri. Faceva parte di questo elenco di territori virtuosi, fino al 2017, anche Ravenna. Qui il Comune, durante la consiliatura 1997-2001, aveva istituito nell’ambito del Fondo di sostegno alla genitorialità, un assegno di gravidanza. Il supporto era pari a 800 euro complessivi, in rate mensili da 200 euro, destinato a tutte le donne incinte con un reddito inferiore ai 9.200 euro lordi e concesso non dalla nascita del bambino, ma dal quarto mese di gravidanza. Di questo sostegno, destinato, come sottolineava il Comune stesso, a proteggere la “maternità povera”, hanno beneficiato nel 2016, secondo il dato reso noto dall’Amministrazione stessa, 59 donne. L’assegno è stato però sospeso nel maggio 2017.

Il Sindaco: “Tolto per non sovrapporlo con sussidi nazionali”

Ma perché è stato tolto un contributo che incentivava la maternità e poteva costituire un valido sostegno per le mamme in una fase, qual è la gestazione, delicata dal punto di vista psicologico ed economico? Sulla questione In Terris ha contattato il sindaco di Ravenna, Michele de Pascale. “Il provvedimento in questione, mi sembra di ricordare, fu istituito in assenza di un bonus nazionale – spiega il primo cittadino in un veloce colloquio telefonico -. Poi, una volta ripristinato un sussidio nazionale, è stato tolto quello locale”. Nel 2017, infatti, è stato introdotto dal governo Gentiloni il bonus mamma domani, un contributo una tantum di 800 euro che può essere ricevuto sin dal settimo mese di gravidanza.

L'iniziativa per il ripristino

Una decisione, questa, che ha comunque suscitato delusione tra molti cittadini. Pertanto nel gennaio scorso è stata lanciata un’iniziativa popolare di raccolta firme per il ripristino dell’assegno di gravidanza. Martedì scorso la prima firmataria della petizione, Cinzia Baccaglini, presidente del Movimento per Vita Ravenna, e il secondo firmatario, Alvaro Ancisi, consigliere comunale, capogruppo di Lista per Ravenna, hanno consegnato le oltre mille firme raccolte presso gli uffici comunali della città romagnola. Ma non è finita, un’analoga iniziativa si sta svolgendo anche in rete, dove l’associazione pro-vita “Generazione Voglio Vivere” ha finora raccolto più di tremila adesioni. Il comitato promotore della petizione è intilato a Carlo Camerani, primario di Medicina generale, fondatore e presidente dell’ultimo Centro di Aiuto alla Vita di Ravenna, di cui proprio martedì 16 luglio ricorreva il primo anniversario della scomparsa. La campagna di raccolta firme autografe prosegue fino a settembre, possono partecipare tutti i residenti nel Comune, d’origine italiana o straniera, con almeno 16 anni di età, ed anche i non residenti, italiani o stranieri e con lo stesso limite d’età, che a Ravenna lavorino o studino. Le firme si possono apporre presso la sede del Movimento per la Vita locale o presso il Gruppo consiliare di Lista per Ravenna presso la Residenza municipale.


Cinza Baccaglini e Alvaro Ancisi consegnano le firme agli uffici comunali di Ravenna per il ripristino dell'assegno di gravidanza